3 letture femminili e femministe per Natale

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Esattamente un mese fa ho chiesto nelle storie su Instagram quando avrei dovuto pubblicare queste recensione.
La risposta è stata Natale, quindi eccomi qua a parlare di 3 letture femminili e femministe, due delle quali fatte per la Popsugar Reading Challenge.

Tutti saggi di cui comunque non c’è da avere paura, anzi, si tratta di libri che consiglio a donne e uomini, ragazze e ragazzi.
Questo perché aprono la mente e rendono note sfumature e fatti spesso mascherati.
Ci sono aspetti della vita delle donne sui quali non ci viene immediato riflettere, nemmeno a chi è donna. E non scherzo.
Capita perché ci sembrano normali o naturali, due termini che nel tempo sono diventati sinonimo di giusto e univoco, quando non è quello il loro significato.
Il fatto che una cosa accada nella norma, non esclude che ci siano cose altrettanto possibili. E soprattutto in natura accadono entrambe.

Bene, dopo questa premessa direi che possiamo partire.

1. A book about feminism: Il femminismo è superato. FALSO! di Paola Columba

Il femminismo è superato. FALSO!

L’ho letto in due giorni perché parla di me, di te, e di quella persona laggiù in fondo. Il femminismo è per tutti, e in circa 90 pagine vi sarà chiaro.

Questo pezzetto viene dal post di Instagram, e mi sembra giusto dare qualche informazione in più.

Paola Columba si è posta l’obiettivo di capire se sia ancora “di moda” parlare di femminismo.
E soprattutto cosa ne pensano le nuove generazioni.
Per riuscire a rispondere ha intervistato le grandi figure del femminismo italiano, ma soprattutto ha cercato di capire il punto di vista delle millennials.

Ho trovato interessante l’approccio dell’autrice nello sviscerare questo argomento, con delicatezza e curiosità.
Nel corso delle pagine viene a galla la confusione che c’è riguardo il termine femminismo, sulla quale sono state costruite le fondamenta per screditare il movimento in molte fasi storiche.
Proprio per fare chiarezza, nel saggio si ripercorrono le vicende attraverso i racconti di chi ha vissuto quei momenti, e di come i risultati ottenuti allora vengano percepiti oggi.

Di ragazze intervistate ce ne sono parecchie in queste pagine, ognuna con la propria idea su cosa significa essere femmina oggi.
A partire dal rapporto con il proprio corpo, ma anche nel momento in cui si instaura un legame con l’altro.

Con molte di loro mi sono sentita in sintonia, quasi riuscivo a vedere il loro punto di vista sovrapporsi al mio e tutto è dovuto al tono di voce sfruttato dall’autrice: comprensivo e interessato.
Una lettura molto piacevole con la quale confrontarsi per riuscire a capire quali passi si possono compiere per andare avanti.

2. A book by an author of a different ethnicity than you: Dovremmo essere tutti femministi, di Chimamanda Angozi Adichi

Dovremmo essere tutti femministi

Un saggio ancora più breve, di circa 56 (dipende se lo leggete su carta o su device come ho fatto io), ma altrettanto importante.

Dovremmo essere tutti femministi è l’adattamento della conferenza che Chimamanda Angozi Adichi ha tenuto per TEDx, sul cui sito o canale YouTube si trova il video.

Il discorso di Chimamanda mi ha colpita per la sua semplicità.
Le è bastato parlare della sua quotidianità per fare arrivare il messaggio forte e chiaro: essere femmine è spesso un problema.

Nelle sue parole hanno trovato l’ispirazione personaggi del calibro di Beyoncè, che ha ripreso questo discorso per dare vita alla canzone Flawless, e di Emma Watson, nel cui discorso alle Nazioi Unite si dichiara femminista.
Come loro non posso che essere grata di questo nuovo avvento del femminismo, che ha una forma in cui riesco a riconoscere le mie esigenze e i miei problemi a livello sociale e culturale.

3. Questo è il mio sangue di Elise Thiébaut

Questo è il mio sangue

Per questo libro non ho trovato una corrispondenza nella tabella della Popsugar, ma lo trovo perfetto per chiudere il cerchio delle letture femminili e femministe.

Questo saggio nasce come “manifesto contro il tabù delle mestruazioni”, e da studiosa di antropologia delle religioni mi sono sentita attratta come le mosche al miele.

L’autrice è conosciuta per i suoi racconti e libri dedicati ai diritti delle donne, e certo non poteva farsi sfuggire un argomento tanto discusso.
O meglio tanto taciuto, perché parlare di mestruazioni è considerato sbagliato, un tabù per l’appunto.

Il tabù è un concetto legato all’ambito religioso, nato molto prima della formazione delle religioni monoteiste che oggi conosciamo e pratichiamo.
Tra tutti i tabù, quello del sangue è forse quello con più logica: un tempo, quando la medicina consisteva in una manciata di erbe e preghiere, vedere qualcuno perdere sangue significava darlo per spacciato.

Quindi se si pensa alle donne mestruate del tempo, la cosa doveva risultare parecchio strana e la domanda sarà sorta spontanea alla maggior parte degli sciamani: perché non muore?

Ecco, da qui ha avuto inizio il nostro calvario.

Il fatto di perdere sangue, e nonostante questo restare vive e vegete, rendeva quelle perdite sporche, insane.
Un concetto che è rimasto nel sottostrato della nostra cultura, proprio perché, che lo si voglia o meno, le società restano di formazione religiosa.

Ed è questo il motivo per cui è necessario leggere questo saggio, che non si ferma a parlare dell’argomento dal punto di vista religioso, ma lo analizza anche sotto l’aspetto politico ed economico (per esempio: perché paghiamo l’iva del 22% sugli assorbenti?).

Anche in questo caso il tono di voce risulta familiare e la narrazione scorrevole e a tratti divertente.
Non mancano gli aneddoti dell’autrice, che come tutte le ragazze si è trovata a “combattere” contro le mestruazioni. Una condizione che condividiamo tutte e della quale tutte ci vergogniamo, come fossimo ladre.

La cosa bella, però, è che dopo aver letto questo libro mi sono finalmente messa il cuore in pace.
Sul serio.
E mi sono fatta anche una promessa: non mi scuserò mai più con nessuno se parlerò di mestruazioni. Perché se mi scusassi per questo, sarebbe come chiedere scusa perché sono femmina.

 

Allora, Quattrocchi, che ne pensi?
Quale libro ti intriga di più?
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