Quando visito un museo, una galleria d’arte, un sito storico, di rado faccio caso alle altre persone che mi circondano, sono troppo incantata da quello che sto vedendo.
Infatti, vado sempre a sbattere contro qualcuno almeno una volta!
Da quando ho la fortuna di lavorare in una galleria d’arte e di avere mansioni di accoglienza del pubblico, sia all’entrata sia con visite accompagnate attraverso le sale, non posso fare a meno di osservare con altrettanta attenzione i turisti con cui mi capita di avere a che fare. Soprattutto nelle giornate in cui entrano molte persone, mi sembra davvero di trovarmi dentro un documentario, con una serie di elementi insoliti e particolari, ma senza la bella voce di Alberto Angela in sottofondo.
In particolare, sono riuscita ad individuare alcuni archetipi per me più frequenti:
L’entusiasta
È fondamentalmente il più piacevole da incontrare, perché è quello che ascolta, partecipa, interloquisce, non solo è interessato a quanto sto dicendo, ma gli piace l’argomento e non lo nasconde. La visita accompagnata con l’entusiasta si trasforma in una bella conversazione e, indipendentemente dalla lingua in cui si sta svolgendo, ci si capisce al volo. L’unico neo di questo idillio culturale è che se ci si lascia prendere la mano, i tempi della visita si dilungano sensibilmente, perciò spesso mi è toccato correre attraverso le ultime sale per non far perdere il treno/aereo al mio visitatore entusiasta, il quale, però, puntualmente promette che tornerà.
L’amante del dettaglio
Anche questo in realtà ha un suo fascino, perché, pur non essendo esperto dell’argomento, è coinvolto e curioso.
A volte, anche troppo.
L’amante del dettaglio è quel visitatore che pone domande sul perché quel quadro cinquecentesco abbia quella impercettibile macchietta sull’occhio di quel putto in basso a sinistra o sul decennio in cui ha cominciato a prendere piede quella determinata corrente artistica.
Dà soddisfazione perché è molto attento, ma è anche capace di mettere in grande difficoltà quando non pone freni alla sua fantasia interrogativa e, per non perdere lustro ai suoi occhi, devo sfoggiare tutte le armi retoriche che possiedo per non dire proprio apertamente: “non lo so, come ti viene in mente?”.
Il saputello
Questo è uno dei tipi più problematici da affrontare.
Si nasconde subdolamente dietro la maschera di uno dei due precedenti, tuttavia, quando interviene, non è per curiosità o passione, ma per l’impellente necessità di mostrare che lui ne sa.
Quanto me, almeno, possibilmente di più. Con lui serve l’autocontrollo di Mr. Spock, e altrettanta riflessività, devo ponderare bene quanto sto per dire in modo che gli fornisca quanti meno appigli possibile.
Ma tanto un modo lo troverà, in questa sala o nell’altra…
L’enigmatico
Di questo genere ce ne sono tantissimi, è il turista alla Hitchcock, che fornisce la suspense: rimane impassibile durante tutta la spiegazione, tace, il suo sguardo non trasmette niente, non esibisce espressioni facciali particolari.
È quel tipo di visitatore che sul libro delle visite lascia soltanto la firma, senza un commento.
E io, mentre parlo, non posso fare a meno di arrovellarmi: “Mi ascolta? Non mi ascolta? Gli interessa? Pensa che io stia dicendo un mucchio di stupidaggini?”.
L’unico modo per saperlo è aspettare il termine della visita, forse, chissà…
La sorpresa
Questi sono i visitatori che non ti aspetteresti mai di trovare dentro una galleria d’arte, men che meno di vedere che sono persino appassionati.
A me ne sono capitati due: un adolescente vestito in stile hip-hop, che prima mi ha chiesto di tenergli lo skateboard e poi di spiegargli un quadro, e un bambino che avrà avuto al massimo dodici anni, ma che ha zittito i genitori per ascoltare quel che dicevo su un quadro raffigurante San Francesco che, a detta sua, “tiene in mano il teschio come Shakespeare”.
Questi ultimi sono i miei preferiti, quelli per i quali sempre di più spero che i musei italiani riescano a trovare modi sempre nuovi di comunicare ed aprirsi al pubblico, per rendere dinamico il sapere che conservano, senza tradirne il significato, ma valorizzandolo anche attraverso i mezzi sempre nuovi che la tecnologia fornisce.
Perché, diciamolo, anche il pubblico è un’infinita variopinta collezione di pezzi d’arte.
Divertente! Lavoro anch’io al pubblico in un museo ed effettivamente riconosco i tipi che hai individuato tu. A questi però ne aggiungo almeno un altro, che si incontra in particolare nei musei archeologici: è il complottista, colui che guarda le opere sapendo che “chissà quali tesori avete in magazzino che non esponete”. E poi volendo la lista dei tipi di visitatori si allunga… 😊
Sì, infatti appena ne incontro altri tipi, provvederò ad aggiornare la lista. Il complottista è fantastico, ho riso molto! Grazie per il tuo commento!
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