Avevo cominciato già qualche tempo fa, poi la quarantena mi ha dato tempo e modo di riprovare. Sto parlando di libri, film e serie tv in lingua originale. Niente di simile ai libretti gioco che ci davano come compiti delle vacanze le maestre di inglese alle elementari… Intendo proprio scegliere un romanzo fra i miei generi preferiti e decidere di leggerlo in una traduzione non italiana o esplorare le voci reali dei personaggi delle serie tv. È un esperimento che consiglio a tutti quelli che hanno un po’ di dimestichezza con una lingua, ma vogliono sentirsi più sicuri e sciolti.
I pensieri, le idee e i punti di vista che condivido in questo articolo vengono dalle recentissime letture dei primi due libri della quadrilogia de L’attraversaspecchi di Christelle Dabos (ok, tecnicamente sto barando in questo caso: la lingua originale è francese, mentre io li ho letti nell’inglese di Hildegarde Serle, che però è comunque parecchio rilevante tanto da avere un suo sito internet dedicato) e Serpent and Dove di Shelby Mahurin, mentre per quanto riguarda le serie ho guardato in inglese con sottotitoli in inglese Star Trek – The Next Generation e Star Trek – Deep Space Nine (che vi spiega il pullulare di post a tema Scifi delle ultime settimane!).
Studiare la lingua senza accorgersene
Ci sono tanti modi per studiare, noi Quattrocchi lo sappiamo bene e ne abbiamo parlato tanto nell’ambito della collaborazione con Whiri Whiri. Questo è sicuramente uno dei più divertenti e coinvolgenti! La cosa che preferisco del fare pratica di una lingua con romanzi, fumetti e serie tv è che spesso il carattere scanzonato e non accademico dei dialoghi mi permette di apprezzare tante sfumature, dialetti, espressioni tipiche che non avevo mai colto.
La sboccatezza di Lou in contrasto con la rigida impostazione di Reid (Serpent and Dove) o i modi di dire strettamente irlandesi di Chief O’Brian mentre litiga con il computer di bordo (Deep Space Nine), sono tutti elementi che difficilmente avrei potuto cogliere nella traduzione italiana per quanto magistrale possa essere. Insomma, oltre che un momento di studio/relax, si tratta quasi di un’esperienza antropologica. Ogni volta che incontro un termine che non avevo mai sentito, comincio a domandarmi in che contesto potrei usarlo.
E poi, come resistere all’elegante aplomb del Capitano Picard quando in Star Trek – Nemesis usa un termine come “penchant” (= propensione, inclinazione)…
Aiuto! Non so più tornare indietro
La scelta di guardare serie tv con sottotitoli in lingua piuttosto che in italiano viene semplicemente dal desiderio di capire bene tutto ciò che viene detto anche quando i dialoghi sono serrati e le parole non sono ben scandite. Insomma, per quanto possa parlare bene inglese, che speranza ho di orientarmi attraverso i termini altamente tecnici e ingegneristici della sala macchine dell’Enterprise senza uno straccio di guida?
L’unico inconveniente in tutto ciò è che una volta che mi sia abituata al prodotto in lingua originale, non so più tornare indietro e apprezzare la traduzione italiana mi risulta difficilissimo perché non ci sono più abituata. Ecco la ragione per cui nonostante il terzo libro della serie dell’Attraversaspecchi in Italia sia già uscito (La Memoria di Babel), io mi struggo nell’attesa che sia pubblicata la traduzione inglese. Anche in questo caso si trovano termini molto specifiche che riguardano i mondi magici di Ofelia e Thorn e non penso riuscirei a saltare da una traduzione all’altra con il rischio di non riconoscere un elemento.
Sono pignola? No. Mi sono solo molto affezionata ad alcuni personaggi e al loro modo di parlare. Tentare di capire ancora di più quello che dicono mi ha fatto sentire maggiormente coinvolta nelle loro imprese, come se anche io fossi partita con loro per la mia personale quest. ed è un’esperienza che consiglio a tutti.
Ciao PdQ, anch’io e la mia famiglia abbiamo iniziato a guardare dei film e serie TV in lingua originale (inglese) primo per un motivo didattico in quanto, come dicono in molti, “use it or lose it”, secondo per provare a valorizzare di più il lavoro “originale” in quanto ho sempre sentito dire che i doppiatori italiani sono considerati i migliori e, se il doppiaggio da necessità diventa un valore aggiunto, ero curioso di valutare l’opera “vergine”. Attualmente siamo alla 4°serie de “The man in the high castle” che consiglio anche per la storia oltre che per l’inglese “Global” che viene parlato da giapponesi, tedeschi, Yankees e British. Prima ci eravamo cimentati sulle serie di “Riverdale”, più “leggere” se mi passate l’aggettivo. Per le letture invece mi sono dedicato a temi tecnici (informatica) e ludici (GdR) dove l’inglese, volente o nolente, dovevi masticarlo. Il primo romanzo che leggerò in inglese? Credo sarà “The fellowship of the ring” in quanto è uscita un’ulteriore traduzione italiana e vorrei capire le differenze da quella “storica” partendo appunto dall’originale.