Vita da pendolare. Accidenti. C’è chi direbbe che è una bella scocciatura! Soprattutto in un periodo difficile come questo, in cui prendere i mezzi pubblici ci ricorda i luoghi affollati, le mascherine, il disinfettante… Ma io ho preferito guardare l’altro lato della medaglia, quello letterario: le giornate frenetiche piene di cose da fare, da pensare, da imparare, le posso iniziare con un momento mio e solo mio, in compagnia delle pagine di nuovi libri.
Ecco dunque la mia personale esperienza da lettrice-in-bus di questi ultimi mesi e i miei consigli di lettura per chi condivide il destino (e la fantasia) del viaggiatore.
Come scelgo i libri candidati
Innanzi tutto: come deve essere un libro per aspirare a diventare un compagno di viaggio? Questa, ovviamente, è una scelta molto personale, che riguarda i gusti e le inclinazioni di ognuno di noi. Io, come ho già spiegato in un altro articolo, ho dei gusti un po’ vaghi su cui però non transigo: un libro deve, a modo suo, con i suoi ritmi e la sua narrazione particolare, appassionarmi.
Per i viaggi in autobus questa condizione diventa più importante, secondo me, proprio perché il romanzo in questione deve accompagnarmi ad affrontare la nuova giornata di lavoro o portarmi a casa al pomeriggio, mentre sono verosimilmente stanca e magari anche un po’ confusa. Qui una menzione d’onore è dovuta al mio ottico, che mi ha procurato quelli che chiamo i miei “occhiali da Janine”, grazie ai quali ho gli occhi meno affaticati dalle ore al computer e riesco a leggere di più.
In sostanza il mio consiglio è quello di scegliere qualcosa che ci piace, non importa se ci sembra troppo frivolo o troppo impegnato, troppo lungo o troppo corto: se ci viene voglia di averlo in borsa per approfittare di ogni minuto libero per tirarlo fuori e leggere anche solo due righe, è il compagno di viaggio giusto.
“Il Segreto del Mercante di Libri” di Marcello Simoni
Ormai tra Quattrocchi Pop, storie di Instagram e articoli, sono abbastanza sicura che Marcello Simoni abbia imparato che è uno dei miei scrittori preferiti e con questa nuova uscita mi ha colpito al cuore: infatti, la trilogia del “Mercante di Libri Maledetti” è stata quella che mi ha un po’ portato a sviluppare la mia passione per la lettura. Quando ho salutato Ignazio da Toledo, Uberto, Willalme de Béziers e gli altri alla fine del Labirinto ai Confini del Mondo ho segretamente sperato che avrei potuto un giorno incontrarli di nuovo, e questa estate è finalmente successo.
Come ho raccontato ieri nelle stories, la prima sorpresa che ho avuto è stato vedere come lo stile dell’autore riesce ad essere cambiato ancora. O, per meglio dire, si percepisce come abbia ricevuto nuovi input e li abbia fatti suoi. Ad esempio, la gestione di tante linee narrative contemporanee che seguono personaggi sparsi, destinati prima o poi a ricongiungersi e a dividersi di nuovo, ha qualcosa del “Trono di Spade”. Come è tipico dell’autore, una di queste trame riguarda la scoperta di un mistero del passato e la lunga ricerca per seguirne le tracce; in questo caso, mi è piaciuto moltissimo vedere l’incontro/scontro tra i due modi di affrontare questa quest archeologica, ovvero quello curioso ma razionale di Ignazio da una parte e quello quasi visionario ma travolgente di Sawardo dall’altra.
“Mary Reilly” di Valerie Martin
Ho scoperto questo libro grazie ad un film che ho visto quando avrò avuto all’incirca sedici anni, “Mary Reilly” (1996). Mi è tornato in mente di recente e mi sono domandata da dove fosse venuta una trama così particolare. Da un libro, ovviamente.
Io l’ho letto in inglese, ma ho appena scoperto che è stato tradotto in italiano con il titolo “La governante del Dr. Jekyll”. E qui si comincia a capire perché ha attirato la mia curiosità: si tratta infatti di un libro parallelo, ovvero di una rilettura del classico “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Robert Louis Stevenson. La storia è raccontata attraverso la prospettiva della cameriera ventiduenne del Dr. Jekyll con la quale, nonostante il costrutto sociale Vittoriano sia rigido e invalicabile, lui ha un rapporto speciale, una sorta di affinità intellettuale ed emotiva. Da qui scaturisce il coinvolgimento di Mary nelle torbide vicende che lentamente consumano il Dottore a livello fisico e mentale mentre l’imprevedibile furia del suo alter ego getta un’ombra di angoscia sulla sua casa.
Lo spaccato di vita nella Londra del XIX sec. è dettagliato ma non noioso: attraverso la scansione delle giornate di Mary veniamo a conoscere abitudini, costumi, abbigliamento, strade, perfino il linguaggio cambia se a parlare è Mary, che ha un’istruzione elementare, o il Dottore: ad esempio, lei usa il termine mun invece di must e usa was anche al plurale. Ho apprezzato molto come l’infanzia di maltrattamenti che Mary ha alle spalle influenzi la sua percezione della situazione attuale, creando una sorta di parallelismo tra il ricordo del padre violento e la presenza di Mr. Hyde, che all’atto pratico compare pochissimo ed entra in scena soprattutto attraverso il suono del suo passo trascinato. Insomma, con tutto il rispetto per la recitazione magistrale di Julia Roberts e John Malkovich, come al solito, il libro è meglio!
Prossime letture
Per i prossimi viaggi ho in programma due libri molto diversi tra loro: “The Memory of Babel” di Christelle Dabos di cui ha parlato Francesca che l’ha letto in italiano e ha raccontato tutta la mia frustrazione perché ho voluto a tutti i costi aspettare che fosse pubblicata la traduzione inglese con cui avevo iniziato la saga, e “La moglie del cacciatore di perle” di Roxane Dhand. Leggendo le anteprime di quest’ultimo, mi era sembrato quasi melenso, con questo trasferimento della protagonista in Australia che porta ad un matrimonio infelice e l’amore proibito con un giovane pescatore di perle: “Fa tanto Harmony“, ho pensato. Eppure, dopo aver letto l’incipit in libreria, sono rimasta agganciata al modo di scrivere dell’autrice, inoltre c’è un mistero di mezzo… E io agli intrighi proprio non resisto!