Perché gli anime e i manga ci piacciono tanto?
Noi di Quattrocchi ci abbiamo riflettuto e siamo arrivate alla conclusione che, più di tutto, apprezziamo l’ispirazione alla cultura religiosa, riadattata in base al genere dell’anime o del manga stesso.
Parlare di religione, che sia la propria o quella di un altro paese, e inserirla in racconti per ragazzi o per stranieri, non è certo facile.
I più giovani potrebbero avere difficoltà a comprendere certi meccanismi, al pari di uno straniero che si trova catapultato in una cultura completamente diversa dalla sua.
Capita, quindi, che per rendere appetibile una trama, si tolgano o mascherino gli aspetti più complessi.
Altre volte, invece, si attinge a quello che è contenuto nella pop culture, ossia a idee e opinioni diffuse e condivise dalla maggioranza.
E poi ci sono opere che sfruttano l’aspetto religioso o magico per farci riflettere.
Arianna e io abbiamo deciso di svelare ciò che si nasconde dietro la religione negli anime, con l’aiuto di tre anime e manga.
Pronto a scoprirle?
1. Princess Mononoke: il confronto tra progresso e tradizione
Diretto da Hayao Miyazaki per lo Studio Ghibli, Princess Mononoke è uscito nel 1997 ed è ambientato nel lontano periodo Muromachi (1392-1573), durante il quale i giapponese ebbero il primo contatto con l’Occidente.
Guido Tavassi in Storia dell’animazione giapponese lo ha definito «il testamento filosofico di HayaoMiyazaki», e la trovo una definizione azzeccata.
Questo lungometraggio realizzato unendo tecniche digitali e animazione tradizionale, fu campione di incassi e ottenne il premio Animation Grand Prize, oltre a essere dichiarato il miglior film di quell’anno all’Animēshon Kōbe, evento creato nel 1996 per promuovere anime e altri prodotti a carattere mediatico.
Questo capolavoro vede il continuo rapportarsi e scontrarsi di tradizione e progresso, natura e tecnologia, spiritualismo e materialismo.
E se i primi risultano essere i valori legati allo Shintō, religione autoctona giapponese, gli altri vengono fatti coincidere con l’idea dell’Occidente.
Un’Occidente che si vuole imporre su quelle che sono le radici della cultura giapponese.
Come viene rappresentato
Ashitaka, il ragazzo protagonista, è a capo di un piccolo villaggio e viene infettato da un maleficio che prima affliggeva il demone cinghiale, da lui ucciso per salvare la propria gente.
A causare i dolori e la malattia cancerogena al cinghiale, è stato un colpo di arma da fuoco, introdotte dagli stranieri e costruite alla Città del ferro.
Questo elemento della malattia associata alla modernizzazione mostra come il contatto con l’Occidente sia stato percepito negativamente. E viene reso ancora più forte dalla presenza di Mononoke, principessa della foresta cresciuta dalla dea lupa, messa a confronto con Padrona Eboshi, la signora a capo della Città del Ferro.
Due figure femminili molto forti, l’una in difesa della foresta e degli spiriti che la popolano, l’altra pronta a uccidere la divinità della foresta per il progresso.
Non si tratta, quindi, di un lungometraggio a tema fantastico. Bensì della rappresentazione delle credenze di un popolo, intimorito dal formarsi di una nuova società.
2. Neon Genesis Evangelion: dal Cristianesimo al Buddhismo
Neon Genesis Evangelion è una serie anime composta da 26 episodi pubblicati nel 1995, dove alcuni uomini o donne sono in grado di pilotare gli Evangelion o Eva.
Per farlo, vengono immersi in un liquido, paragonabile a quello amniotico, che li collega cerebralmente ai giganti che guidano, in un qualche modo sottomettendoli.
Gli Eva sono loro stessi creature con una propria coscienza e un proprio istinto, che però l’uomo deve tenere a freno. E come Eva nacque da Adamo, gli Evangelion vennero creati partendo dal corpo di un Angelo caduto, denominato Adam.
Nell’anime sono quindi presenti riferimenti alla cultura ebraico-cristiana, come anche alla Cabala esoterica o ermetica. Secondo la quale non c’è una rigorosa separazione tra divinità e umanità.
Ma cosa sono gli Angeli?
In Evangelion sono spesso presentate come creature ben lontane dalla figura antropomorfa della cultura ebraico-cristiana. Hanno una struttura interna molto simile a quella umana, e il loro principale desiderio è quello di raggiungere Adam in qualità di principio creatore, perché si tratta di colui che ha dato origine a tutti gli esseri viventi eccetto gli esseri umani, creati invece da Lilith.
L’arrivo di Adam è segnato dalla sua caduta in Antartide.
Una volta ritrovato il corpo di Adam viene portato a Tokyo-3, dove è ambientata la vicenda, e immediatamente sottoposto a studi e analisi scientifiche. Con la premura di dare vita a creature in grado di combattere questi Angeli, subito colti come distruttori del genere umano.
Questa visione è molto filo-americana: il concetto secondo il quale creature extra-terrestri pretendano di sottomettere o addirittura annientare la popolazione terrestre.
E ancora una volta siamo di fronte a una dualità: uomo e altro, concittadino e straniero, bene e male.
La credenza cristiano-ebraica viene sfruttata per parlare della Fine del Mondo o Apocalisse che dovrebbe portare all’annullamento del genere umano. Che sente la necessita di difendersi da questi esseri chiamati Angeli.
Ma più ci si avvicina al fatidico momento, si può notare come la religione occidentale si mischi alla visione buddhista.
Gli Angeli desiderano semplicemente tornare a uno stato originale, di purificazione dell’uomo, che necessita di uno spazio in cui riposarsi e riprendere le forze nei confronti di una vita opprimente.
Si arriva, quindi, alla ripresa del concetto dell’annullamento del singolo a favore di una «realtà collettiva», dove gli esseri si presentano in un «tutto unico e inscindibile», opposto al concetto di individualità Occidentale (come ci viene fatto notare da Luca Ruffilli in Anime disegnate). Che invece di possedere un’accezione positiva, si presenta negativamente in quanto delinea la solitudine a cui viene sottoposto l’essere umano.
Insomma, Neon Genesis Evangelion non parla solo di religione, ma racconta della società giapponese messa in costante confronto con quella americana. Che nell’Ottocento ha cercato di sottomettere il popolo del Sol Levante con l’introduzione forzata della propria cultura.
3. Cardcaptor Sakura e il potere dei Tarocchi
Ma non solo le religioni istituzionali forniscono basi, che vengono rielaborate dagli anime.
Cardcaptor Sakura è un anime creato dalle CLAMP e pubblicato in Italia da Star Comics dal 1999 al 2000. In seguito insignito del premio Seiun Award come “manga dell’anno”.
In occasione del ventesimo anniversario, nel 2016, è stato pubblicato il sequel, intitolato Cardcaptor Sakura: Clear Card Arc, adattato ad anime da quest’anno. Chi è nato negli anni ’90 probabilmente si ricorda ancora la trama: Sakura trova un mazzo di carte misteriose, racchiuse da un sigillo che, una volta spezzato, non le trattiene più e la ragazzina deve catturarle da capo una ad una. Ovviamente, non è così facile, perché il potere rappresentato da ogni carta si manifesta sotto forma di creatura magica o incantesimo.
Il principio in base al quale funziona il mazzo magico dell’anime è quello dei Tarocchi della cultura pagana. I Tarocchi si sono diffusi in Europa già a partire dal XVI secolo, ma il loro collegamento alla Cabala, all’esoterismo e alla preveggenza è stato supposto più tardi, nel XVIII sec.
Nell’anime, non solo Sakura si serve delle carte che entrano in suo possesso per divinare, ma una volta catturare, queste si trasformano da Carte di Clow a Carte di Sakura.
Ciò si riferisce all’idea che le carte abbiano una propria vita e volontà: che siano in grado di interagire con il consultante è alla base della lettura dei Tarocchi, come anche l’idea che le carte assorbano l’energia di chi le maneggia e la lettura ne venga influenzata.
Non è la prima volta che le CLAMP si ispirano ai Tarocchi, infatti i ventidue volumi della serie X sono introdotti ciascuno da un Arcano.
Che ne pensi Quattrocchi?
Quale di questi aspetti religiosi ti intrigano di più?
E soprattutto: quali sono i tuoi anime e manga preferiti?
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