Se avete seguito le nostre avventure estive, saprete che ad Agosto ho avuto l’occasione di assistere ad un cinema-in-spiaggia, la proiezione all’aperto con il pubblico che si accomoda sulle sdraio. Al di là dello schermo, soltanto il mare di notte. Sembra il presupposto perfetto per un film romantico… Invece io ho visto un film d’avventura per ragazzi e, da brava Quattrocchi, analizzo i diversi punti di vista e gli spunti interessanti che si celano sotto l’aspetto scanzonato della pellicola comica e d’azione.
Benvenuti nella Jungla
Con questa palese citazione dai Guns ‘n’ Roses, Jumanji, sequel dell’omonimo film del 1995, preannuncia l’atmosfera rocambolesca della trama. Tutto parte dal 1996: Alex Vreeke trova lo stesso gioco in scatola abbandonato da Peter e Judy (i protagonisti del vecchio film). “Chi ci gioca più ai giochi da tavolo?” pensa Alex, così Jumanji si trasforma prontamente durante la notte in un videogame, che risucchia Alex al suo interno.
Nel 2016, Bethany, Martha, Spencer e Anthony trovano la consolle mentre stanno scontando una punizione in un ripostiglio della scuola e cominciano a giocare: ognuno di loro sceglie un personaggio, ovviamente ciò che non si aspettano è che il gioco trascini dentro anche loro e dia loro l’aspetto e le prerogative del personaggio che avevano selezionato, che è puntualmente l’opposto di ciò che loro sono nella vita reale: Spencer, timido e magrolino, è diventato il prestante archeologo Dott. Smolder Bravestone, Martha, acida e un po’ insipida, è la spietata e super sexy killer Ruby Roundhouse, Bethany, che nella vita reale è una bionda regina dei social, si ritrova nel corpo rotondetto del cartografo di mezza età prof. Sheldon “Shelly” Oberon, e Anthony passa da giocatore di football allo zoologo Franklin Finbar, venti centimetri più basso.
Lungo il corso del gioco incontrano Jefferson “Idrovolante” McDonough, l’ultimo personaggio del team e nientemeno che Alex, rimasto intrappolato nel gioco per vent’anni. Come di consueto, finire il gioco significa essere liberi.
Non i soliti cliché
Tutta la trama, e soprattutto gli intermezzi comici, ruota attorno al fatto che i ragazzi acquisiscono le caratteristiche dei personaggi mantenendo la propria individualità, all’interno di un mondo ostile, selvaggio e sconosciuto. Un viaggio alla scoperta di sé stessi, in cui facendo esperienza dell’altro il loro carattere muta fino a sbocciare nei suoi aspetti migliori. Niente di nuovo, certo, ma è il modo in cui tutto ciò viene trattato ad essere originale. Il paradigma della bella cheerleader e del muscoloso quarterback come modelli negativi in opposizione ai nerd vincitori, nel 2018, ci sarebbe stato stretto, perciò il film esplora le diverse sfumature che si celano dietro l’etichetta che i personaggi hanno addosso e scopre le loro ragioni.
Veniamo così a sapere che Bethany, la più bella della scuola, si sente giudicata dal prossimo (invece di essere lei a giudicare) e soprattutto da Martha, che l’ha classificata a priori come sciacquetta inconsistente; alla luce di questo, il fatto che Bethany, intrappolata suo malgrado nel corpo di Jack Black, impari che in lei c’è molto di più che un volto da selfie assume maggiore spessore.
Anthony e Spencer vivono il tipico istinto alla competitività adolescenziale, solo che questa volta Anthony non ha la prestanza fisica dalla sua parte, anzi, si trova frustrato di fronte al fatto che il corpo di Dwayne “The Rock” Johnson ce l’ha il ragazzo intellettuale e deboluccio. Tuttavia, c’è un momento in cui le vere ragioni di Anthony vengono alla luce: era davvero così tanto chiedere a Spencer aiuto nello studio, per permettergli di inseguire il suo sogno del football che Anthony ama sul serio, unica cosa in cui ritiene di essere bravo?
Come dimenticare Alex, il ragazzo degli anni Novanta, che è rimasto intrappolato dentro Jumanji per così tanto tempo da essere terrorizzato all’idea di fare qualsiasi mossa per procedere nella trama del gioco, dato che, esaurite le tre “vite” a disposizione, morire nel gioco significa morire nella vita reale. Agendo insieme ai suoi compagni, riscoprirà la fiducia in sé stesso e negli altri, tornando alla realtà con un nuovo atteggiamento verso la vita.
Martha impara che anche lei, a suo modo, sa essere una donna forte, affascinante e sicura di sé e Spencer si scopre un leader. Il culmine di tutto questo è sul finale, quando i ragazzi stanno per tornare, e Spencer propone a Martha di rimanere a Jumanji per sempre, lì dove possono essere potenti e carismatici, immersi in un mondo di grandi avventure. Ma Martha declina l’offerta con il migliore dei propositi: cerchiamo di essere così anche nella vita vera.
Jack Black e The Rock
Questi due veterani sono indubitabilmente le star del film e ricoprono questo ruolo con grande successo. Anche se stiamo parlando di due certezze, non vuol dire che non riservino sorprese, soprattutto per quanto riguarda l’autoironia con cui i due attori affrontano le loro parti, che aggiunge quel tocco di sentimento in più che coinvolge il pubblico.
Entrambi si trovano a dover scherzare sul proprio aspetto fisico, fingendo di non saperlo gestire e di non averlo mai sperimentato prima: possibile immaginare Jack Black che dà lezioni di tecniche di seduzione per donne? Sì, ed è anche bravo, sicuramente meno impacciato della sua compagna nel corpo della sexy-killer. Mentre Dwayne “The Rock” Johnson fa apparire un lato debole e insicuro di sé che nessuno di noi gli avrebbe immaginato addosso al suo metro e novantatré di altezza.
Perché Jumanji?
Come avrete capito, ho apprezzato il risultato finale di questo film, che concilia avventura e spensieratezza con qualche valore di fondo che non risulta né pesante né forzato. Ho soltanto una perplessità: mi riesce difficile considerarlo un sequel del Jumanji del 1995 con Robin Williams poiché non ha niente a che vedere con il film precedente, l’atmosfera e lo sviluppo sono completamente diversi. Intendiamoci, nessuno dei due esce perdente dal confronto: entrambi sono due bei film proprio nella loro unicità, il primo è diventato un cult del genere avventura per ragazzi, il secondo è l’avanguardia di questo genere. Sottolineare questa unicità inserendo il nuovo film in un universo tutto suo, secondo me, gli avrebbe dato maggior valore, piuttosto che riutilizzare il titolo e spargere un paio di citazioni che, tutto sommato, non apportano niente ai fini della trama.
L’anno prossimo uscirà il sequel del sequel, ovvero Jumanji 3. Lo confesso, non so cosa aspettarmi! Nel 1995 è stato una novità, nel 2017 è stato una riscoperta… Aspetterò il 2019 come Alan Parrish aspettava un 5 o un 8.
Adorabile film per famiglie… Sia io che i pupi ci siamo sbellicati. Del resto siamo grandi fan di JACK BLACK.
Non vedo l’ora esca Il mistero della casa del tempo con la splendida Cate Blanchett.