La produzione cinematografica di Netflix non vanta lo stesso successo di cui godono molti dei telefilm presenti sulla piattaforma di streaming.
I pochi film originali Netflix che ho visto assomigliano a quei B-movie degli anni Ottanta a basso costo e con una trama scontata che, per qualche motivo inspiegabile, ti tengono incollati allo schermo fino alla fine.
Penso, ad esempio, a The Silence, horror in cui delle creature preistoriche simili a pipistrelli sensibili a ogni rumore sbranano qualunque essere vivente osi disturbarle, o Errementari, pellicola spagnola in cui un fabbro vende l’anima a un diavolo uscito da un episodio dei Power Rangers.
Il re, ispirato al dramma Enrico V di William Shakespeare, spicca all’interno dell’offerta cinematografica di Netflix imponendosi come una delle migliori uscite del 2019.
Presentato alla 76a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Il re narra le gesta di Enrico V, uno degli ultimi sovrani del Medioevo inglese.
Lunga vita a Enrico V
Enrico di Monmouth, nato nel 1387, divenne re d’Inghilterra nel 1413 e governò con il titolo di Enrico V fino alla sua morte nel 1422.
Il re, diretto da David Michôd, rievoca i primi due anni di regno di Enrico V: dalla sua incoronazione fino alla battaglia di Anzicourt del 1415.
Enrico V, nella tradizione storiografica, è raffigurato come l’eroe medievale per eccellenza: un sostenitore della fede cristiana e un leale cavaliere pronto a sacrificare la propria vita per la patria, pervaso da un irremovibile senso di giustizia.
Ed è così che l’Enrico V de Il re, interpretato da Timothée Chalamet, è ritratto.
E quale scelta migliore se non affidare il ruolo di protagonista a un attore coetaneo del sovrano?
Quando è ancora principe di Galles, Enrico si presenta come un giovane interessato più ai piaceri della vita che agli affari della Corona inglese.
Dopo essere divenuto re, è deciso a riportare la pace in un’Inghilterra devastata dalle lotte interne, facendo sue le qualità del cavaliere medievale.
Allo stesso tempo, suo malgrado, Enrico V si rivela un sovrano acerbo e facilmente raggirabile: il giudice capo William Gascoigne, per conseguire i propri interessi terrieri, organizza un semplice ma astuto stratagemma per indurre il re a dichiarare guerra alla Francia di Carlo VI.
Inghilterra VS Francia
La guerra contro la Francia, e in particolare la battaglia di Anzicourt, è l’evento storico principe sia del lungometraggio sia del regno di Enrico V.
In questo contesto entra in scena il Delfino, l’erede al trono francese, interpretato da Robert Pattinson.
Un Robert Pattinson teatrale che, ammetto, mi ha sorpreso.
Nonostante Pattinson appaia in poche scene e sia destinato a una patetica dipartita, è riuscito a raffigurare, con un perfetto accento francese, il Delfino come un giovane saccente e arrogante, fin troppo sicuro di sé e della supremazia della cultura francese.
Sul campo di Anzicourt, John Falstaff, personaggio shakespeariano di cui nell’Enrico V viene solo menzionata la morte, si distingue per il suo valore e la sua lealtà verso la Corona.
John Falstaff, impersonato da Joel Edgerton, è compagno di bevuto di Enrico V fin da quando il sovrano era ancora principe, diventando in seguito suo consigliere e fidato alleato.
Combattuta su un terreno fangoso, la battaglia di Azincourt viene proposta in tutta la sua crudeltà.
Si tratta di una una vera e propria zuffa in pieno stile medievale in cui gli elementi cinematografici lasciano spazio alla realtà storica.
La ripresa che progredisce lentamente e la gestione magistrale della scena lasciano lo spettatore senza fiato: a ogni fotogramma sembra che la morte di Enrico V sia imminente.
Una lenta narrazione storica
L’ispirazione teatrale che affonda le sue radici nel dramma shakespeariano si palesa nella bellezza delle ambientazioni.
Una delle più maestose è l’interno dell’abbazia di Westminster, dove Enrico venne incoronato il 9 aprile 1413.
Enrico riceve la benedizione dall’arcivescovo, la cui stole decorata con immagini sacre contrasta con la nudità del futuro sovrano.
La fedeltà al dramma di Shakespeare è evidente nel tono malinconico che contraddistingue Il re: nei momenti più gioiosi, come la vittoria di Azincourt, manca il compiacimento tipico del trionfo, sostituito dall’inquietudine che caratterizza Enrico V.
Questo tratto del carattere del protagonista e il realismo fanno sì che il film dai tempi dilatati proceda adagio, incalzando però nell’ultima parte.
Un’ultima parte decisiva per il futuro di Enrico V che fa passare in secondo piano l’errore storico compiuto.
Nella conclusione entra in scena Caterina di Valois, data in moglie da Carlo VI a Enrico V dopo la disfatta francese di Azincourt.
Ma la narrazione storica è diversa: il matrimonio fu celebrato nel 1420, dopo la stipulazione del Trattato di Troyes, quindi cinque anni dopo gli eventi narrati.
Se anche te, come me, ami i film storici, soprattutto quelli ambientati durante il Medioevo o l’Età moderna, ti consiglio di vedere Il re.
Voto: 🤓🤓🤓🤓😶
Durata: 140′
Casa di produzione: Netflix
Regia: David Michôd
Cast: Thimotée Chalamet, Robert Pattinson, John Edgerton