Ho visitato Amsterdam nel Gennaio 2015, con la neve e il freddo. Leggere Il Miniaturista di Jesse Burton, che è ambientato proprio ad Amsterdam in inverno, è stato un po’ come tornarci e un po’ come immergersi in un dipinto fiammingo, dato che la storia si svolge nel XVII sec. Attraverso la serie di vicende che si susseguono nella nuova vita di Petronella Oortman, giovane nobildonna di campagna che si trasferisce in città in conseguenza al matrimonio con il ricco mercante Johannes Brandt, molte tematiche interessanti e attuali vengono trattate in modo originale, dal sesso alla sete di potere, dal femminismo all’omofobia, dalla religione al bigottismo.
Tutto ha inizio quando Johannes, un marito assente materialmente e distante dal punto di vista fisico e affettivo, regala a Petronella una casa delle bambole realizzata all’interno di una credenza: una perfetta replica della casa dove adesso vivono insieme alla bisbetica sorella di Joannes, Marin, alla cameriera Cornelia, al domestico di colore Otto, ai due cani e al pappagallino Peebo. Nel tentativo di dare un senso all’insolito regalo del marito, Petronella si rivolge per iscritto alla bottega di un miniaturista che, dopo averle mandato riproduzioni perfette degli abitanti della casa, comincia a spedirle periodicamente insoliti oggettini che sono puntualmente il presagio di ciò che sta per accadere, ma quando Petronella lo cerca alla sua bottega di persona, non trova mai nessuno.
La storia
La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è che è tratto da una storia vera! L’autrice, Jesse Burton, spiega nella nota finale che ha romanzato le vicende di alcuni personaggi esistiti realmente, prima fra tutti Petronella stessa, la cui casa delle bambole è oggi in esposizione presso il Rijksmuseum.
Tutto quanto è stato cambiato della storia originale di Petronella Oortman e Johannes Brandt riguarda soltanto la parte avventurosa del romanzo, ma la società olandese del Seicento è rappresentata con quanta più accuratezza possibile nei suoi dettagli. Ad esempio, le figure dei Borgomastri, che identificavano sé stessi come i consoli di una nuova Roma, entrano in scena quasi come un’unica entità che spadroneggia sulla città in base alle proprie inclinazioni, per lo più tendenti verso la chiusura mentale e l’oscurantismo, ed ecco da dove nasce il veto di vendere oggetti in effige umana (biscotti di pan di zenzero, giocattoli, bambole…).
Nell’Amsterdam del Miniaturista, tutto ruota attorno all’immagine esteriore e all’opinione della gente, cosa che sembra molto verosimile per un centro culturale nel pieno della sua fioritura commerciale quale era Amsterdam in quegli anni. Questo aspetto è trattato attraverso la figura di Johannes e al suo modo di gestire gli affari in città, come all’estero, ad esempio, intrattenendo rapporti commerciali con Venezia, che viene definita “papista”. A proposito di ciò, l’altro cardine sociale è la religione: il pastore invita tutti i fedeli a controllare sé stessi e i propri vicini per evitare che cadano nel peccato, fomentando ancora di più le malelingue, il sospetto, le dicerie, il pettegolezzo. In questo genere di ambiente si inserisce l’odio per “i sodomiti”, ovvero gli omosessuali che, se vengono scoperti, vengono condannati a morte per affogamento presso le banchine della città.
Le imprevedibili donne di casa Brandt
Cornelia, Marin e Petronella sono tre figure molto diverse fra loro, tutte da scoprire. Ciascuna di loro rivela una parte nascosta di sé nel corso degli eventi, cosicché l’idea che il lettore si fa all’inizio del romanzo viene puntualmente rovesciata. E quando sembra di averle capite, sono di nuovo stravolte e non rimangono mai uguali a sé stesse.
La storia è raccontata dal punto di vista di Petronella, perciò di lei possiamo seguire l’evoluzione da timida diciottenne, sognatrice e un po’ capricciosa, a giovane donna decisa e intraprendente che prende le redini di una famiglia che si sta lentamente sgretolando, uno scandalo dopo l’altro, e tocca a lei evitare la rovina o ricostruire. Deve trattarsi di una tematica cara all’autrice, perché anche nel romanzo successivo, La Musa, buona parte della trama riguarda la ragazza protagonista, Olive Schloss, e come quest’ultima veda sbaragliare ogni sua timida previsione sul roseo destino che pensava l’aspettasse.
Accanto a Petronella c’è Cornelia, la domestica, che a seconda delle situazioni si presenta come brusca e pratica, poi amichevole e comprensiva nei momenti di disperazione di Petronella, poi superstiziosa e ignorante, come è tipico dei domestici di estrazione popolare, ma intuitiva e, in fine, emotiva e fragile, a causa del suo passato di orfana.
Marin è veramente una sorpresa. Rivelare troppo di lei significa anticipare la maggior parte dei più grandi colpi di scena della trama: basti pensare che sotto l’austera gonna nera porta una pelliccia dal sapore esotico, e quando scioglie i lunghi capelli che tiene sotto la rigorosa cuffia si ritira nella sua stanza piena di piume, carte nautiche, esemplari di animali, appunti e sogni di avventure…
Le miniature: il motore della storia
Anche della figura del Miniaturista non posso dire molto. Come ho spiegato, le sue bambole arrivano quasi sempre prima di un evento importante, ma Petronella non riesce mai bene a capire quale messaggio portino con sé o se ne accorge dopo. Ad esempio, quando uno dei cani di Johannes viene ucciso, Petronella si accorge che c’è una macchiolina rossa sulla testa della bambola che rappresenta il levriero e non sa dire se le è arrivata così o se è comparsa in seguito.
Lo sviluppo della figura del Miniaturista si può dividere in tre fasi: all’inizio, quando Petronella decide di usufruire dei suoi servigi di artigiano, sembra un personaggio come tutti gli altri. Più si va avanti nella lettura e più non si vede l’ora di scoprire questo misterioso artista che sfugge a tutti e rimane sempre chiuso nel suo laboratorio. Eppure, da un certo punto in avanti il Miniaturista più che un personaggio è un’entità superiore dal cui punto di vista noi leggiamo la storia. Un narratore. Più Petronella si fa ossessionare dalle sue bambole e più sembra che la storia sia narrata attraverso lo sguardo del Miniaturista che la osserva. Alla fine, il Miniaturista riesce ad uscire completamente dal libro, pur essendo presente e accompagnando tutti i personaggi: diventa un concetto astratto, l’allegoria del principio che ci spinge ad andare avanti nelle nostre vite nonostante le difficoltà. Petronella non riesce a capire cosa le bambole debbano comunicarle, ma non è più legata a loro e smette di opporsi alla loro natura inafferrabile, si prepara a fronteggiare gli eventi con gli strumenti che ha.
La figura del Miniaturista è comunque molto più complicata di così e riserva molte altre sorprese, esattamente come il libro a cui dà il titolo. Effettivamente, leggere questo romanzo è davvero come osservare a lungo un dipinto fiammingo e scoprirne tutti i dettagli nascosti.