Il Diavolo di Tiffany McDaniel

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Chi è il diavolo?
Senza scomodare la teologia, ci immaginiamo subito corna, forcone e fiamme.
Un vero e proprio mostro.

Al cinema, Lucifero è stato più fortunato e ha ricevuto anche dei trattamenti di favore: pensiamo al volto di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, oppure al ghigno di Al Pacino in L’avvocato del diavolo.
Eppure, per quanto di bell’aspetto, il diavolo di Hollywood rimane pur sempre maligno.

Nella letteratura abbiamo a disposizione delle varianti più interessanti.
Forse non quella di Dante, che con le sue tre teste sgranocchia i traditori della Storia, ma il Lucifero di John Milton non delude. Il diavolo non è un banale mostro, ma un personaggio complesso, con tratti perfino eroici.

Poi la svolta: Tiffany McDaniel, con L’estate che sciolse ogni cosa, ha dato al diavolo l’aspetto di un ragazzino in carne e ossa. Con due grandi occhi dorati e una spiccata intelligenza.

Il Diavolo veste una salopette

il diavolo veste una salopette
Tom Sawyer, da Pinterest.com

Autopsy Bliss (un nome magnifico con alle spalle una storia magnifica), stimato avvocato del paesino di Breathed, Ohio, decide di pubblicare un annuncio in cui invita il diavolo a fare visita alla sua città.

Un invito a dir poco strano, perché Breathed ci viene presentata come un piccolo paradiso. È tanto perfetta da sembrare strappata direttamente dalle pagine de Le avventure di Tom Sawyer, con i suoi panorami e i suoi abitanti di un’idilliaca America degli anni ’80.

Ma il diavolo non si lascia scoraggiare dal paradiso da cui fu già scacciato una volta e così fa la sua apparizione a Breathed nei panni di un ragazzino di colore.

Un diavolo che non ha né corna né forcone, solo una salopette di jeans blu.
Non ha la barba, non ancora almeno, e non sputa fuoco al suo passaggio.
Anche se, con il suo arrivo, l’estate inizia a farsi più calda. Terribilmente calda.
Però le apparenze ingannano, e il diavolo lo dovrebbe sapere meglio di chiunque altro, così questo ragazzino ci tiene a mettere subito le cose in chiaro.

“Io sono il Diavolo”

L’estate che sciolse ogni cosa, Tiffany McDaniel

La prima persona a sentire questa bizzarra presentazione è Fielding Bliss, figlio dell’avvocato autore dell’invito e voce narrante della storia.
Dovrei dire protagonista, eppure mi è difficile farlo: il diavolo, o Sal (da Satana e Lucifero) per la famiglia Bliss, cattura fin da subito l’attenzione del lettore, che proprio come Fielding si trova a domandarsi se quel ragazzo di colore sia davvero Lucifero.

Un dilemma che ci accompagna per tutto il romanzo.
Sal infatti è saggio, troppo per avere solo tredici anni, ma allo stesso tempo è anche fragile come un ragazzino abbandonato… o come un angelo respinto.

È sempre intorno a Sal che nascono e si sviluppano tutte le vicende di Breathen nella torrida estate che dà il titolo al romanzo.
Sono soprattutto i suoi affabili abitanti a riempirne le pagine, con piccole manie che all’inizio ci fanno sorridere tanto suonano assurde. Come la madre di Fielding che non esce mai di casa per paura della pioggia o il signor Elohim, mentore del protagonista, che apparecchia la tavola per una moglie che non ha.

Insomma, tutto sembra idilliaco a Breathen. Un vero paradiso, che neppure il diavolo sembra capace di scalfire.
Né ce ne sarà bisogno, perché saranno gli uomini a distruggerlo.

Paradise Lost

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Paradise Lost, da Pinterest.com

Nel giro di poco tempo, la fama di diavolo si ritorce contro Sal, rendendolo il capro espiatorio di qualsiasi male che affligga la cittadina.
All’inizio è una superstizione di cui gli stessi abitanti di Breathen ridono, ma alla fine esplode in una caccia all’uomo.

Attenzione, non una caccia al diavolo. Il diavolo è potente e fa paura, mentre un ragazzino di tredici anni è una vittima molto più affrontabile.
Anche quando le grida si trasformano da “diavolo!” a “negro!”.

Ma è troppo tardi. Per lui, per Fielding e per tutta Breathen: saranno gli uomini a distruggere se stessi, a dare alle fiamme il loro paradiso ormai perduto e a renderlo un inferno.
Lo fanno con le loro paure e i loro segreti inconfessabili. Lo fanno odiando tutto ciò che è diverso, che non è come dovrebbe essere secondo le non ben precisate parole di un non meglio precisato Dio.

L’unico peccato di questo piccolo diavolo è di avere la pelle nera, anziché bianca.
Un peccato che non gli verrà perdonato.

All’Inferno e ritorno

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Hell, da Pinterest.com

Il razzismo non è l’unico tema del romanzo.
Anche l’omosessualità riveste un ruolo fondamentale nel personaggio di Grand, il fratello maggiore di Fielding.
La sua parte nelle vicende narrate sono talmente importanti che meriterebbero una recensione a sé, ma qui mi accontenterò di dire che anche Grand viene distrutto dallo stesso odio che brucerà Sal.
Un odio più sottile e silenzioso, come occhi che fissano e giudicano un uomo solo perché ama un altro uomo.

L’estate del racconto non ha un lieto fine, come Fielding ci aveva già annunciato da tempo. Dopo avere letto le ultime pagine del libro, siamo tentati di dire che nemmeno se lo meritava.
In un modo o nell’altro, Breathen viene abbandonata, diventando davvero quel Paradiso Perduto di cui scrisse Milton e che la McDaniel cita all’inizio di ogni capitolo, per annunciarci la tragedia che verrà.

L’estate che sciolse ogni cosa non è solo una denuncia contro l’odio che l’uomo sa vomitare contro un altro uomo. Sarebbe troppo riduttivo.
Ci sono molti personaggi in questo romanzo e ognuno di loro ha qualcosa da offrirci, perché nessuno è del tutto buono, né del tutto cattivo.
Hanno ricordi felici, ma anche rimpianti. Speranze e paure. Momenti di coraggio e di virtù, a volte offuscati dalla debolezza.
Questa è la morale della McDaniel: il diavolo, quello vero, non esiste. Ma a volte abbiamo un tale bisogno di trovarlo, per sentirci migliori, che lo cerchiamo nei volti di coloro che sono diversi da noi.

Un libro Dannatamente bello

L’estate che sciolse ogni cosa è un libro che vuole farci riflettere su temi tristemente attuali: razzismo e omofobia.
Ci riesce in pieno, anche se in un paio di episodi la sfortuna che colpisce Sal e i suoi compaesani mi è parsa un po’ eccessiva, tanto da farmi chiedere se davvero non ci fosse lo zampino del diavolo in quello che è successo.
Ma sono esagerazioni che ho perdonato volentieri all’autrice.
Con il suo stile di scrittura semplice ed efficace, la McDaniel riesce a farci respirare l’aria di una Breathen idilliaca, ma anche di colpirci al cuore con le sofferenze dei suoi protagonisti.

Se sei disposto a correre il rischio di emozionarti per un romanzo di formazione diverso dagli altri, questo è il libro che fa per te.
Se hai un amico che vede il diavolo nel colore di un uomo o nei suoi sentimenti, questo è il libro per te.
Leggilo, poi regalalo al tuo amico.

Forse non servirà a nulla, ma citando Sal: “bisogna difendere il diavolo almeno una volta nella vita”.

 

Qual è il tuo punto di vista?