Dylan Dog “I Vampiri” esce per la prima volta nell’anno della mia nascita, il 1991. Il clima socio-politico è molto diverso da quello di adesso, ma altrettanto cupo. Basti pensare che sono gli anni in cui Loriano Macchiavelli decide di introdurre l’Archivista Poli Ugo nei suoi romanzi ambientati a Bologna, perché gli serve un personaggio molto più cinico e duro di Sarti Antonio per raccontare la violenza di quel periodo.
Tiziano Sclavi e Carlo Ambrosini cavalcano quest’onda anomala e la interpretano con un episodio che ha qualcosa di Essi Vivono di John Carpenter e Un Oscuro Scrutare di Philip K. Dick. Una trama tormentata che si districa fra narcotraffico, corruzione fra le Foze dell’Ordine, un’organizzazione segreta di resistenza e, naturalmente, quel tocco di incubo che è la caratteristica principale del nostro indagatore preferito, in questo caso, i vampiri.
Dopo quasi trent’anni, l’albo, che nel frattempo è diventato un classico della serie, viene ripubblicato in un’edizione speciale con copertina cartonata nel Dicembre 2020. “Coincidenze? Io non credo!”, direbbe Adam Kadmon. Sicuramente, un ottimo tempismo…
Corte Marziale o Corte Marziana? Dylan Dog e il complotto
Il tema della congiura a livello nazionale non è per niente facile da trattare: bisogna destreggiarsi fra spionaggio, enigmi, omicidi, insabbiamenti… In “I vampiri” riesce ad esserci tutto questo, bilanciato perfettamente come in un film di 007.
Si parte da un’unità speciale antidroga dell’esercito inglese durante un’operazione finita in sparatoia: il carico di stupefacenti recuperato viene fatto saltare in aria dai soldati stessi. Primo elemento che mi ha solleticato il quinto-senso-e-mezzo da lettrice di Dylan. Uno dei trafficanti, sopravvissuto, si inietta una dose della droga, poi penetra nella base militare e uccide solo alcuni dei soldati che incontra, li sceglie. Questo, invece, è il dettaglio che mette Dylan sulla pista d’indagine, oltre al fatto che, a detta del soldato Merril appena scappato dall’ospedale psichiatrico, l’uomo si è trasformato in vampiro di fronte ai suoi occhi. Il soldato Merril, l’unico che si rifiuta di negare ciò che ha visto, viene poi ucciso. Noi lettori vediamo un colpo di pistola in fronte, ma il coroner riferisce “infarto”.
Dopo una lunga serie di traversie fatte di dentro e fuori dalle celle di prigione da parte di Dylan e gastriti da parte dell’ispettore Bloch che lo deve tirare fuori, incontriamo anche la fazione avversa. La resistenza clandestina è composta da un gruppo ristretto di persone che sono a conoscenza del grande segreto e si oppongono ai poteri forti che vorrebbero metterli a tacere: i vampiri sono nascosti tra noi e loro sono gli unici ad aver scoperto il siero che permette di individuarli.
Ha senso parlare di complottismo oggi?
Ovviamente la risposta è sì. Ne sentiamo parlare continuamente fra il serio e il faceto: dalle scie chimiche, ai rettiliani, all’NWO… Ancora di più in questo periodo di emergenza sanitaria, dove i dubbi e le teorie sul Covid-19 si sono diffuse a macchia d’olio. Per questo dico che il tempismo della Sergio Bonelli Editore nel pubblicare proprio questo volume in questo periodo è stato quasi chirurgico: nonostante i toni di Sclavi siano pesanti e ci sia un riferimento al Sessantotto che oggi suona forse un po’ datato, l’atmosfera che si respira ci risulta familiare.
Anche il modo in cui il complotto stesso è trattato è originale e iconico. Da una parte ci sono “i vampiri” infiltrati tra noi esseri umani fino alle alte cariche governative, dall’altra il “siero” o “droga” che permette di vederli, ma che trasforma in vampiro chi lo assume. Il paranormale diventa la metafora che esprime come il la teoria complottista non giunga mai veramente ad una conclusione. Non è una soluzione, ma un incubo.
E Dylan Dog, in tutto questo? Sballottato da una parte o dall’altra, fra i ranghi dell’esercito come nello scantinato dei ribelli, fa quello che ognuno di noi farebbe in simili circostanze, ovvero cerca la verità. L’indagatore diventa la personificazione della nostra mente che acquisisce informazioni, le elabora, talvolta si inganna e, nella prospettiva pessimistica della storia di Sclavi, rimane nel dubbio.
Spoiler Alert: esatto, la soluzione non si trova.
“E questa è la forza di Dylan Dog rispetto a qualsiasi tipico personaggio seriale italiano: […] il saper far convivere assieme quello che è con quello che potrebbe essere. Perché in Dylan Dog la questione non è mai se una storia sia “vera” o “falsa” ma che ogni storia è vera e falsa nello stesso momento, e spetta al lettore decidere”.
Roberto Recchioni