Buondì Quattrocchi!
In questa nuova intervista con gli occhiali scoprirai il punto di vista di Marianna: “boss di Zandegù che fa corsi, eBook ed eventi a Torino. Ma sono anche miope, simpa e amante della pizza”.
Con queste parole si è presentata al corso Comunicare ganzo che ha tenuto al Comò Space, dal quale ne ho ricavato la nuova about page di Quattrocchi.
Ma veniamo a noi: cosa significa Zandegù? È una parola inventata? Viene dal dialetto?
No, non è inventata e nemmeno dialettale. È un cognome veneto, in questo caso il cognome di un ciclista che correva negli anni Settanta: Dino Zandegù.
Uno anche conosciuto, più che conosciuto credo.
Ora se non sbaglio è opinionista per le tappe del Giro d’Italia.
Questo fa capire la mia ignoranza sul tema due ruote. Qualsiasi due ruote.
Come mai hai dato questo nome alla tua casa editrice?
Mentre mia mamma era in attesa, lei e mio padre chiamavano il pancione così dal momento che non sapevano se fossi maschio o femmina.
Deve essere sembrato un nome privo di genere!
Questa cosa è meravigliosa. Sembra quasi l’inizio di un romanzo.
Come va avanti? Nel senso: com’è la tua vita con Zandegù?
Zandegù è lavoro, soldi, sforzi.
La mia vita è assorbita completamente da Zandegù, e spesso anche le notti.
Decisamente come un bambino, che nel tempo mostra la sua personalità.
Quella di Zandegù mi mette molta allegria, e in particolare hai fatto del comunicare ganzo il tuo mestiere. Un’arte che condividi con gli altri attraverso libri e presentazioni.
Cos’è il comunicare ganzo?
Trovo che la comunicazione sia sempre un po’ paludata. In molti scrivono, parlano e mostrano allo stesso modo.
Comunicare ganzo, invece, è cercare di comunicare con personalità, di essere utili agli altri.
Parlare per farsi capire e ascoltare per affinare il messaggio che vuoi dare.
Per me comunicare ganzo significa prima di tutto dare valore al lavoro che fai.
Chi comunica davvero ganzo oggi? Oltre a voi ovviamente!
Parlando di marchi grossi e conosciuti a tutti, c’è Netflix.
Si prende in giro, parla come parlerebbe un fan di Netflix.
Le sue didascalie sono centrate per il pubblico giusto, parlano alle persone abbonate.
Su questa falsa riga c’è il Post, che rispetto al giornalismo medio italiano ha un linguaggio più vicino al parlato, ma non per questo meno professionale.
Mentre se dovessimo parlare di foto e video direi Ikea, che apprezzo soprattutto per i valori che veicola attraverso la sua comunicazione.
La maggior parte della comunicazione oggi si svolge online, o almeno è quella a cui siamo più esposti.
Com’è il tuo rapporto con il digital e la tecnologia in generale?
La verità è che sono fagocitata dal mondo social: vivo incollata al telefono e non so cosa facciano i quindicenni di oggi se io sono messa in questo modo!
Sinceramente non riesco nemmeno più a immaginarmelo un mondo senza web, senza digital.
Sono abituata a ordinare su Glovo, a prenotare una macchina con Enjoy.
Quando mi salta internet è peggio che se mi morisse un parente! Entro completamente in paranoia (ride).
Per quanto assurdo e per quanto ci si scherzi, questa è una condizione attraverso la quale penso passino un po’ tutti. Lo smartphone è diventato un prolungamento del corpo. Pensi ci sia però un’altra faccia della medaglia?
Da un lato ti possono cannibalizzare: si arriva a rispondere a cena mentre si è a tavola con altri, o fare come me che scorro contenuti a letto prima di dormire.
Dall’altro si tratta di un grandissimo strumento per scoprire cose nuove e farsi conoscere, per intessere relazioni.
Siamo ormai arrivate alla fine dell’intervista. Concludila con il tuo motto, se non ce l’hai inventane uno sul momento.
Il mio motto ce l’ho tatuato.
È una frase di Achille Castiglioni: “se non siete curiosi lasciate perdere”.
È come vedo la vita, la curiosità ti tiene la mente aperta.
Non ti accontenti.
E a proposito di non accontentarsi, a luglio torneremo a intervistare Marianna a proposito del suo lavoro per Whiri Whiri. Scaveremo a fondo sui punti di forza, le difficoltà e le gioie del suo mestiere.
L’appuntamento è per il 4 luglio, quindi occhi bene aperti!
Ottima intervista perché non sapevo chi fosse la protagonista e dopo aver letto queste poche righe, mi sembra già di conoscerla. Sulla “dipendenza da web” ci sarebbe molto da dire e discutere. Complimenti.
Ciao Fabio! Grazie mille, mi fa davvero piacere averti trasmesso la persona. Marianna è davvero un vulcano e ci tenevo molto a farvela conoscere <3