Una delle migliori strategie nell’ambito dei beni culturali è quella di confrontarsi fra istituzioni, collaborare, condividere metodi ed esperienze a favore di una migliore offerta al pubblico, in modo che tutto il circuito ne possa trarre beneficio.
E se è importante creare una rete museale all’interno della stessa città, perché non espandere i confini oltre oceano?
Ecco cosa è accaduto al convegno “Contemporary Art Museums Between Economy and Society” organizzato lo scorso Venerdì 23 Marzo da Genus Bononiae e MAMbo, in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università di Bologna, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Meta-morphosis” dell’artista cinese Zhang Dali.
Il convegno, volto ad analizzare il ruolo, le problematiche e le prospettive dei musei d’arte contemporanea in relazione all’ambito economico e sociale, ha ospitato professionisti museali da Olanda, America, Italia e Cina, che hanno presentato punti di vista scientifici e amministrativi o istituzionali.
La prima parte del convegno si è tenuta presso il Museo della Storia di Bologna, presso Palazzo Pepoli, e sono intervenuti Jan Teeuwisse, direttore del Beelden aan Zee Museum, Dan Leers, curatore della fotografia del Carnegie Museum of Art, e Lorenzo Balbi, direttore del Museo d’Arte Moderna a Bologna (MAMbo).
È stata delineata la migliore strategia consigliabile per un nuovo museo aperto all’interno di un ambiente culturale affollato: specializzarsi in un ambito e puntare sulla propria particolarità. In generale, nel suo campo d’azione il museo dovrebbe comportarsi come un’impresa, con l’obiettivo di incoraggiare l’imprenditorialità dei privati.
Le Card Museali si sono rivelate un’ottima strategia, che, se fa perdere una percentuale di introiti dei biglietti, permette di guadagnare in aumento del pubblico e di visitatori che usufruiscono dei servizi interni al Museo (bar, bookshop, etc…).
A Bologna stiamo conducendo questa esperienza positiva con la Card Musei Metropolitani, che annovera più di cinquanta musei nel suo circuito!
L’apertura delle città verso artisti di tutto il mondo è in aumento, come dimostrano la stessa mostra di Zhang Dali e il convegno, che nel pomeriggio si trasferisce al MAMbo per ascoltare la prospettiva cinese.
Yu Ke, caporedattore del magazine Dangdai Meishujia, Lu Hong, direttore del Wuhan United Art Museum, Du Xiyun, direttore dello Shanghai Himalayas Museum, e Wang Duanting, direttore del Dipartimento di Arti Straniere all’Istituto di Belle Arti dell’Accademia d’Arte Nazionale Cinese, iniziano descrivendo la realtà dei quartieri d’arte indipendenti, come il 798 a Pechino o Huangjueping a Chongqing.
Lì gli studi artistici sono spesso costruiti riadattando vecchi locali industriali o, addirittura, depositi di carri armati in disuso. Fortemente in contatto con l’ambiente universitario, i quartieri artistici i auto-organizzano e ricevono influenze anche dal mondo occidentale.
Questo genere di spazi nasce per promuovere l’arte giovanile, tuttavia non possono essere paragonati a veri e propri musei. Secondo gli esperti cinesi, l’arte contemporanea avrebbe bisogno di ridefinire sé stessa e il suo ruolo, ed è necessario stimolare il suo mercato.
Le difficoltà che colpiscono maggiormente i musei cinesi riguardano la mancanza di fondi che coesiste con la volontà di realizzare molti eventi e mostre; sarebbe dunque necessario creare una branca dell’educazione specifica per questo ambito e, come in occidente, stimolare la privatizzazione e gli investimenti esterni.
Shanghai viene citata come centro cosmopolita dello sviluppo artistico contemporaneo, con forti contatti con l’Occidente, tuttavia si spera che in futuro ci sia maggiore possibilità di investire negli esordienti locali.
La giornata si conclude con un applauso generale, ai professionisti che sono intervenuti, al pubblico che li ha ascoltati in tutte le lingue e anche al fervente scambio culturale che ha invaso le sale dei musei bolognesi.