Oggi è Giovedì 16 Maggio, la giornata che la #MuseumWeek 2019 dedica all’Arcobaleno, un simbolo che non significa soltanto colore e arte, ma anche diversità e fantasia.
Temi che ho deciso di affrontare intervistando il Conte Giulio Maccavino, nobile compositore di brani musicali d’altri tempi (tra i quali mi sento in dovere di citare Sedere, mio amico fedele e La Cammellara di Budapest, consigliatissimi), che gli hanno permesso di arrivare fino alle semifinali dell’edizione 2019 di Italia’s Got Talent.
I suoi costumi di scena, i suoi modi nobiliari e il suo particolarissimo stile musicale lo rendono senza dubbio un personaggio perfetto per la #RainbowMW.
La vostra scelta artistica, definita “dance barocca”, è senza dubbio singolare. Mi dica, Conte Giulio, cosa l’ha ispirata a prendere la decisione di gettarsi nella mischia?
Il nostro obiettivo consiste nel criticare un certo tipo di arte attraverso l’arte.
Le canzoni contemporanee stanno via via mettendo da parte la musica a favore di testi semplici e accattivanti.
Il rap e la trap sono emblematici: basi monotone e ripetitive accompagnate da fiumi di parole.
Noi abbiamo ribaltato la situazione: utilizziamo armonie complesse e barocche per sfoggiare testi leggeri, ironici e apparentemente senza significato.
“Apparentemente” è la parola chiave.
Una delle vostre massime che più mi è piaciuta è: “no alle etichette, sì all’etichetta”, anche questa decisamente controcorrente rispetto al pensiero che oggi va per la maggiore.
Ma il pubblico come recepisce questi messaggi? Siete soddisfatto dei vostri sforzi o c’è ancora qualcosa da fare?
Se estendiamo il pubblico a “popolo” allora non è necessario ribadire che vi sono i curiosi, gli impassibili ma anche gli idioti. Quindi siamo abbastanza certi che alcuni non recepiranno mai, tuttavia questo non influisce sulla performance. L’arte è arte anche quando non vuole comunicare niente, per cui apprezzare la nostra musica non significa recepirne i messaggi, viceversa qualcuno potrebbe recepire il messaggio e provare comunque disprezzo per ciò che facciamo.
Per quanto riguarda i nostri sforzi, be’, c’è sempre ancora da fare.
Nuovi progetti in vista, per caso?
Oh sì, un nuovo magnificente album a tema “religioso” ma non facciamo altri spoiler!
Non sia mai, credo che ci sia un girone dell’inferno che aspetta tutti gli autori di spoiler, giusto per rimanere in tema…
In effetti, la religione non sarebbe di certo il primo tabù a essere infranto dalla vostra musica. Italia’s Got Talent vi ha definito: “l’icona LGBT che ci mancava”.
Vero che potete già vantare un titolo nobiliare non indifferente, ma che effetto vi ha fatto questo riconoscimento?
È un titolo che ci onora: noi siamo molto vicino al mondo LGBT.
Vorremmo precisare però che l’orientamento sessuale non dovrebbe implicare altri orientamenti.
La nostra non è una musica per gay o per etero, è un’arte che serve a mostrare provocatoriamente la non-contraddizione di elementi definiti comunemente contraddittori.
Mi piace, penso che oggi ci sia molto bisogno di abbattere le differenze, piuttosto che crearne di nuove e in questo la musica è sempre stata molto efficace.
Parlando di unioni: ci sono autori musicali in Italia con vi piacerebbe provare una collaborazione per nuovi brani?
Se dovessimo puntare proprio in alto: Renato Zero, Elio e la Carrà!
Sognare non costa nulla, giusto?
Parlando di Raffaella Carrà, è difficile non pensare al mondo della televisione, in cui tra l’altro voi avete avuto una grande esperienza con Italia’s Got Talent. Pensate di tornare alla tv oppure preferite il “formato” Youtube e più in generale il mondo dei social?
Instagram è la nostra piattaforma, sebbene tornare in tv non ci dispiacerebbe affatto!
E poi dicono che la nobiltà non è più al passo con i tempi!
Ma ora vorrei fare un paio di domande all’uomo dietro la maschera, al Giulio Maccavino in carne e ossa che ha dato vita al Conte.
Hai creato un personaggio spettacolare: come ti è venuta questa idea? Era un sogno nel cassetto, oppure è arrivato il classico colpo di genio?
Un mio amico mi iscrive al programma e io per non arrivare a mani vuote creo questo personaggio. Scrivevo già canzoni ma non avevo un interprete che le cantasse.
Forse è una domanda un po’ prematura, ma… tenterai altri generi musicali o personaggi?
Da attore potrei recitare altri ruoli, certo, ma la mia musica passerà sempre e solo attraverso il Conte.
Allora non posso che farti i migliori auguri per la tua carriera artistica! Spero di rivederti presto sui teleschermi… e perchè no, anche sul nostro blog!
Con questo si conclude l’intervista, ma certo non le esibizioni barocche del Conte!
Puoi seguirlo sia su Instagram e su Facebook.
E se questa intervista ti è piaciuta, lascia un commento!
L ‘ intellettuale di cui avevamo.bisogno.