Dal 6 marzo vivo da sola.
È quasi un mese e me ne sto rendendo davvero conto solo ora.
So che non è nemmeno tanto, ma il primo mese segna tutte le relazioni.
Questo perché l’idea di partenza era completamente opposta: dovevo trovare lavoro a Milano e nel frattempo cercare un appartamento in cui convivere con il mio ragazzo.
Ragazzo che io definisco il mio compagno, anche se non abbiamo mai vissuto insieme per periodi più lunghi di un mese.
Ma stiamo insieme da 11 anni e definirlo il mio ragazzo non descrive più il nostro rapporto da qualche anno ormai.
Le cose, come spesso accade, sono andate diversamente.
Mi è stato offerto un lavoro e un appartamento in cui stare in questi primi sei mesi di prova.
E ho detto sì.
Quindi sono qua, pronta a condividere il mio resoconto del mese e la mia filosofia del “niente panico”, che sembra fare acqua da tutte le parti.
Ecco perché mi aspetto di ricevere consigli da chiunque abiti solo da più tempo!
Gli assassini mi cercano, i ladri vogliono le mie cose
Non ridere, guarda che ti sento.
Così come sento il respiro dell’inquilino del secondo piano.
Ho il sonno leggero, ho sofferto di insonnia pesante in adolescenza e ora me la cavo con qualche risveglio notturno.
In più, ho una paura folle che qualcuno entri dove abito.
La seconda notte che dormivo da sola ho fatto un incubo.
Ero in camera con le mie nuove colleghe, mi parlavano di cose da sistemare per il lavoro e a un certo punto una di loro dice “vai pure a letto, ci pensiamo domani”.
Così mi sono messa nel letto, ho spento le luci e ho visto che nel buio era arrivato il mio compagno, Damiano.
Ho visto la sua figura mettersi nel letto, sistemarsi e fissarmi nel buio.
In quel momento ho realizzato che non poteva essere lui.
La forma che vedevo nell’ombra, il profilo, era suo, ma quello non era lui.
Mi è uscito un grido strozzato, non riuscivo a muovermi e a scappare e sapevo che quello era il mostro che King aveva descritto in The Outsider.
Sarei morta male e non avevo scampo.
Ringrazio la sveglia per avermi riportato alla vita.
E per quanto io sia consapevole di non essere così interessante per ladri e assassini, tutto quello che ho di valore in questa casa mi è stato regalato o me lo sono pagata a rate con tanto sudore.
Quindi cerca di capirmi!
Anche se forse tutto questo è dovuto ad anni di esposizioni a serie tv e libri thriller.
Che dici?
Diventerò povera e dovrò fare scorta di cibo dalla mensa aziendale
Sono sempre stata una formica: quello che guadagno tendo a metterlo da parte.
Non sono una spendacciona o una sperperatrice, ma il fatto è che vivere da soli significa pagarsi una serie di cose che prima si davano per scontate.
Prendi la carta igienica.
Tu credevi che comparisse magicamente nel bagno, ma non è così!
Nemmeno la merenda libidinosa che ti mangi di nascosto alle sette meno un quarto, rovinandoti l’appetito.
Tutte queste cose arrivano da mamma e papà, e per quanto abbia contribuito nel mio piccolo per tutto il tempo in cui vivevo con loro, solo ora ne riconosco la mole.
Ringrazio di essere sempre stata molto attenta alle finanze e di riconoscere la priorità delle cose. Ma allo stesso tempo ho il timore di fare una grande cavolata.
Mie regole, miei ritmi: dov’è casa?
Tra i vari aspetti del vivere da sola c’è quello di essermi creata delle regole a mia immagine e somiglianza.
Da queste regole derivano i ritmi con cui vivo la giornata.
Mi sveglio alle sei e mezza di mattina e nel mio cervello scatta il timer di un’ora:
- alzo il riscaldamento,
- mi lavo,
- mi vesto,
- apro la finestra della camera.
A quel punto entro in salotto, alzo la tapparella, apparecchio per la colazione.
Faccio colazione e poi lavo le posate e i bicchieri usati.
Sistemo casa, mi lavo i denti, mi pettino, chiudo tutte le finestre ed esco.
Anche prima avevo un ritmo simile, solo che ora ha uno spazio di manovra in cui ci sono solo io.
Già quando Damiano si ferma a dormire la domenica notte, al lunedì mattina ho la sensazione di arrivare in ritardo.
Perché?
Perché lo sento muoversi diversamente, dare priorità ad altre cose.
E poi penso a quando per un ponte tornerò a casa: coi miei o dai miei?
Mi fa strano anche solo pensarci.
Eppure è così che funziona, no? A un certo punto l’indipendenza si avvinghia come un koala al suo eucalipto e saluti a tutti!
Bene, a questo punto dammi qualche consiglio su come sentirmi più serena tra le mura di questo appartamento.
E se anche a te dovesse capitare di doverti trasferire dall’oggi al domani come è successo a me, ti lascio il link a un articolo scritto in collaborazione con Whiri Whiri: Fare i bagagli su due piedi.
Ciao Francesca, anche io da un mese vivo da sola. Mi sono trasferita per lavoro vicino Milano e la tua frase “A un certo punto l’indipendenza si avvinghia come un koala al suo eucalipto e saluti a tutti!” è davvero calzante.
Non è semplice trovare un nuovo equilibrio, ma è bellissimo essere padroni di se stessi e del proprio tempo.
Senza dover dar conto a nessuno.
La sera per non avere incubi, ti consiglio una bella tisana rilassante. A me non manca mai.
La cosa bella di vivere da soli è che puoi coccolarti come più ti piace.
Complimenti per il blog.
Un abbraccio
Serena
Ciao Serena! Mi fa tanto piacere leggere il tuo commento: da una parte perché ci troviamo sulla stessa barca, dall’altra perché sento il tuo entusiasmo che mi dà una bella dosa di carica!
Concordo a pieno con il fatto di potersi coccolare come si vuole, quando si vuole.
Grazie, spero di rileggerti presto, un abbraccio forte anche a te!
Francesca