Buongiorno Quattrocchi!
Settembre, con il fatto che ricomincia la scuola, il lavoro e compagnia bella, è un po’ come gennaio.
Porta con sé le novità pensate durante la pausa estiva, e oltre alla collaborazione con Bossy, ecco il nostro nuovo progetto: #ClasseQuattrocchi!
Ho pensato di tornare tra i banchi di scuola armata di occhiali e popculture!
Sotto questo nuovo tag (hashtag sui social) troverai articoli che riguardano l’analisi testuale, la storia e molte altre materie scolastiche… Tutto a partire dalla cultura popolare e quotidiana.
E quale modo migliore di iniziare se non dal fumetto?
È un buon modo per avvicinarsi alla lettura, alla storia e alla scienza.
Non tutti nasciamo voraci lettori, e perfino chi legge tanto e con piacere non deve disdegnare una lettura più breve, a puntate e provvista di immagini.
Diamo un’occhiata a questa tipologia narrativa e alla sua complessità, che sin dalla sua nascita ha dato spazio a temi sociali e culturali di spessore. Perfino mascherati dietro abili battute!
Per farlo sfrutterò la saga che porta il nome del topo più conosciuto e amato nella storia, che vanta anni di carriera nei più svariati ambiti: Topolino.
La narrazione nel fumetto
In molti sottovalutano la complessità narrativa del fumetto, perché ci arriva come prodotto finito semplificato.
In poche parole valutiamo il fumetto in base alla fatica con cui ci rapportiamo ai contenuti: leggerlo è semplice e veloce.
Il testo è poco, predilige le immagini e le scene sono chiare a colpo d’occhio.
Questa tipologia di narrazione, però, presenta tre livelli di comunicazione per niente semplici da mettere su carta:
- il disegno: la rappresentazione grafica richiede tempo, studio dei dettagli e della comunicazione non verbale. Leggere un fumetto tradotto da un’altra lingua, o meglio da un altro contesto culturale, può voler dire non capire alcune battute. Perché quel gesto nel nostro linguaggio non porta con sé un significato;
- il dialogo: che si tratti di un discorso a più voci o di pensieri, questa è la forma più complessa di testo da mettere nero su bianco. Un dialogo ben fatto porta avanti la narrazione, non la ristagna. Deve essere utile, fornire dettagli sul personaggio e sulla vicenda. Le parole e i pensieri sono ciò che ci rendono unici;
- il contenuto: cosa voglio trasmettere? Una domanda a cui chiunque produca opere deve rispondere, e nel caso del fumetto le risposte non sono da meno rispetto a romanzi, musica e dipinti. Il fumetto è il mezzo di trasmissione per eccellenza della popculture, che non significa solo divertimento e risate. Bensì trasmettere i valori, le insicurezze e gli eventi che hanno fatto la storia e costruito la società.
Ma davvero Topolino racconta tutto questo?
E soprattutto, sul serio ci parla di scienza?
Avventure scientifiche e personaggi in Topolino
La saga disneyana Topolino nel formato libretto, che oggi tutti conosciamo, risale al 1949.
Prima di questa data, Arnoldo Mondadori dovette affrontare le difficoltà del periodo storico (nazismo e fascismo), fino a vedersi tolto il diritto di pubblicare qualsiasi prodotto di origine straniera.
Dopo la guerra la Mondadori riesce a riprendere il controllo di questa favolosa serie, e nel 1988 le subentra niente di meno che Disney Italia.
Si può dire, quindi, che i Millennials si sono sempre confrontati con un prodotto di matrice italiana, con contenuti a carattere scientifico di ottima qualità.
Dalla matematica alla biologia, fino all’esplorazione dello spazio.
I Topolino offrono al lettore molte avventure scientifiche, e al loro interno troviamo personaggi portavoce-scientifici grazie ai quali Zio Paperone e lo stesso Topolino riescono perfino a viaggiare nel tempo!
Tra questi spicca l’inventore Archimede Pitagorico, ottimo ingegnere aerospaziale se si pensa a tutte le astronavi create e sistemate nel corso delle puntate. Ma non scordiamoci di Pico de Paperis, al quale spetta il ruolo di teorico e accademico, interessato agli aspetti più misteriosi della scienza.
La centralità dell’esplorazione spaziale nei Topolino
In generale, tra personaggi alieni e navicelle sempre in volo, lo spazio è uno degli argomenti più sviluppati all’interno di questi fumetti.
E il motivo è semplice: Topolino è nato e cresciuto nel periodo storico dell’esplorazione spaziale.
L’ignoto ha sempre suscitato molto l’interesse dell’essere umano, e poterlo conoscere da vicino è l’occasione della vita.
Forse non lo sai, ma perfino il viaggio di Samantha Cristoforetti è stato messo in fumetto, e lei trasformata in un personaggio di Paperopoli: Samantha Paperinetti!
Proprio perché si è trattato di un evento dal profondo significato storico, scientifico e culturale.
La divulgazione scientifica fatta in forma di fumetto permette anche di parlare della nostra società e del rapporto con il diverso.
Ed è qui che la figura dell’alieno entra in campo.
Siamo soli nello spazio? Diverso vuol dire sbagliato?
Con la scienza è inevitabile porsi delle domande, e anche se per rispondere c’è bisogno di tempo, nel mentre non mancano le ipotesi.
Anche se non sempre positive.
Ormai risulta difficile pensare di essere soli nella vastità che è l’Universo.
E questo, oltre a creare curiosità, ha portato molte paure.
Da colonizzatori, era inevitabile pensare di poter essere colonizzati.
Il terrore che nello spazio ci siano popoli desiderosi di porre fine alla nostra civiltà è stato rappresentato anche nei Topolino, come nel racconto Zio Paperone e l’invasione dei Locustidi.
E come accade nei romanzi fantascientifici, sono proprio queste le trame utili per metterci di fronte ai nostri errori: i popoli alieni, alle volte, sono una versione quasi parodica di noi terrestri.
Altre volte, l’alieno offre l’opportunità per rapportarsi con la diversità, per niente sbagliata o minacciosa.
E tu li leggi i Topolino?
Qual è l’avventura scientifica che ti è piaciuta di più?
Se questo #CiPensoIo ti è piaciuto, ricordati di lasciare un like, e se vuoi suggerire il prossimo argomento per #ClasseQuattrocchi, scrivi un commento qui sotto o mandaci una mail dall’area contatti 😉
Alla prossima!