Ho iniziato a leggere Charles Bukowski dal suo ultimo romanzo.
Tra i libri di mio padre ricordo di avere trovato Pulp fiction, che non ha niente a che vedere con il film di Tarantino.
Un romanzo che mi ha catturata a tal punto da cercare le altre sue produzioni, e sono arrivata a scoprire un uomo completamente diverso.
Charles Bukowski viene spesso associato alla bit generation, di cui un esponente famoso è stato Jack Kerouac.
In realtà la sua narrativa è parte del dirty realism, uno stile letterario crudo, per l’appunto molto realista e privo di fronzoli. Carico di sessualità e volgarità.
Insomma, un genere non adatto a tutti i palati, ma che ha saputo farsi apprezzare anche da molte donne.
Ma come può un autore così maschilista, un uomo così pieno di difetti ad avere suscitato tanto interesse nelle donne?
Una domanda che mi ha rivolto lo stesso librario della Libreria Internazionale Luxemburg di Torino, dove ho acquistato Women di Bukowski in lingua originale.
Il modo migliore che conosco per rispondere a lui e dare qualche dritta anche a te è tramite una recensione.
Quindi preparati a entrare nel mondo di Bukowski, fatto di donne, sensi di colpa e cattive abitudini.
Women, un romanzo quasi autobiografico
Come molti libri prima di Pulp fiction, anche Women (1978) è un romanzo quasi autobiografico.
Bukowski era solito raccontare la sua vita sfruttando un alter ego, Henry Chinaski.
Un pseudonimo non troppo fantasioso, dato che il nome completo dello scrittore era proprio Henry Charles Bukowski.
Un modo semplice per rendere chiaro al lettore che in quelle storie veniva narrata la nuda e cruda verità.
Il linguaggio usato e le scene esplicite raccontate sono le tattiche di Bokowski per tenere ancorati i lettori e le lettrici.
In fin dei conti sia il linguaggio volgare sia la sessualità sono due grandi tabù, per questo carichi di fascino.
Non a caso usare termini scurrili ci fa sentire più grandi, alle volte simpatici, altre più forti. Così come raccontare delle esperienze sessuali vissute, o anche solo di quel che ci è capitato di trovare sui siti porno.
Tra tutti i romanzi scritti, Women è stato uno di quelli maggiormente criticati.
In modo particolare dai movimenti femministi, e non bisogna certo stupirsene.
Questo romanzo non è per niente galante o lusinghiero.
Le donne pur non essendo ombre nello sfondo, assumono comunque il ruolo di bambole sessuali. Un bel giocattolo che gli uomini sono disposti a passarsi per puro divertimento.
Il senso di colpa e narrare uno stupro
Come può una narrativa così velenosa, crudele e irrispettosa avermi catturata a tal punto?
Come ho fatto per tutti questi anni a mandare giù le sue parole?
Al primo posto la mia necessità di capire.
Di arrivare al motivo che ha spinto Bukowski e molti altri uomini a comportarsi in quel modo. Per secoli.
E poi il senso di colpa.
Non mio, ma dello stesso autore.
Che tu ci creda o meno, penso proprio che Bukowski si sentisse in colpa per ciò che faceva. Per ciò che pensava.
In Women vive una storia tormentata con una donna in particolare.
La desidera moltissimo, ne è innamorato, e trova intimi i momenti in cui lei si pone a un palmo dal suo naso a schiacciargli i punti neri.
Nel leggerlo mi sono sentita avvampare, ho provato vergogna come se stesse succedendo a me! E ho capito che era davvero una cosa troppo intima e li ho lasciati un attimo da soli prima di ricominciare a leggere.
Ma torniamo coi piedi per terra, perché nonostante tutto tradisce questa donna.
E c’è anche uno stupro.
Arriva silenzioso, in modo sottile e leggero come un insetto quando ti cammina sulla pelle.
Nel leggerlo ho provato una fitta, secca e veloce.
L’autore non lo definisce uno stupro, ma ne descrive le meccaniche. Descrive quella donna addormentata nel letto, che aveva accettato il suo invito ad andare con lui. Poi entrambi sono crollati in un sonno profondo a causa dell’alcol.
Descrive l’atto sessuale silenzioso, a senso unico, avuto al suo risveglio. E la donna che se ne va via frettolosa poco dopo.
Dalle sue stesse parole ho percepito un senso di colpa a posteriori.
Una sensazione che mi ha dato alla testa, come quando senti di svenire.
Perché allora lo hai fatto?
Cosa ho imparato leggendo Charles Bukowski
Charles Bukowski è l’uomo delle cattive abitudini perpetuate nel tempo. E credo proprio di averlo sempre letto mischiando ammirazione, pietà e rabbia.
Ho ammirato la sua capacità di raccontare le crudezze della vita. Una vita fatta di angosce, di persone orribili, di una società vivibile solo per pochi.
E lo stesso autore ne era escluso.
Da qui penso sia nato quel senso di pietà, verso un uomo figlio di una società maschilista. Che però non ha saputo tirarsene fuori, e che forse non ci ha nemmeno provato.
Ecco quindi la rabbia: perché un uomo così sensibile, così capace di catturare il malessere, non è riuscito a fare di meglio?
Alla fine ho imparato molto da Charles Bukowski.
Mi ha dato un motivo in più per rispettare gli altri, per sostenere la parità, per non seguire le cattive abitudini.
Mi ha mostrato quanto sia marcia una persona distruttiva, la necessità di far valere una propria emozione e che per scrivere di donne spesso servono altre donne.
A leggere Charles Bukowski si diventa più consapevoli di ciò che è sbagliato, soprattutto per chi è del sesso femminile. Quindi forse è proprio questo che spinge sempre più donne a leggere i suoi romanzi.
Questo e la libertà di espressione che a un autore viene data con tanta semplicità, una libertà che se viene esercitata da un’autrice viene vissuta in modo completamente diverso.