A dicembre sono andata al cinema a vedere Assassionio sull’Orient Express, trasposizione del romanzo omonimo di Agatha Christie.
Un cast coi fiocchi per uno dei romanzi più famosi della scrittrice inglese, se non proprio il più popolare. Un po’ come Il mastino dei Baskerville lo è per Arthur Conan Doyle.
Di solito si usa leggere prima il libro, e poi andare al cinema a controllare che i personaggi siano stati trattati a dovere. E in un certo senso il libro l’ho letto: ben quindici anni fa.
L’ultimo anno delle medie, il re e la regina dei gialli erano nel programma di letteratura italiana. Ma per quanto la trama non mi risultasse nuova, i personaggi e le loro storie si erano mescolate nella mia mente.
Cosa che mi ha fatto godere il film e tutte le rivelazioni tipiche dei mistery.
A Natale, poi, mia nonna ha ben pensato di regalarmi il romanzo. E dopo un bel ripasso, eccomi qua con una recensione spoiler free che mette libro e film a confronto.
Il Poirot di Kennet Branagh
L’arte di Agatha Christie di delineare personaggi è qualcosa che non smetterò mai di ammirare.
Ha saputo dare forma ai loro gesti, al loro carattere. Li ha resi particolari con le loro stranezze e li ha arricchiti con segni distintivi.
Ovviamente con il protagonista, Hercule Poirot, ha fatto un lavoro di fino.
Dopo qualche libro, puoi fare affidamento sul suo acume tanto quanto sul suo essere vanesio. Si sa, Poirot è l’investigatore dai grandi baffi, la testa a forma d’uovo e un ego spropositato.
E non dimenticarti che è belga!
Il Poirot interpretato da Kennet Branagh, al quale dobbiamo anche la versione in carne e ossa di Gilderoy Allock (straordinario), non è proprio uguale.
L’astuzia c’è tutta, insieme alle “celluline grigie” di cui l’investigatore si vanta sempre, e anche i favolosi baffi. Ben curati e di grande impatto, scelti con cura dalla troupe e dall’attore. Così da rispettare i canoni inglesi del periodo, che sembra richiedessero baffi di una certa importanza.
All’inizio l’attore era intenzionato a farsi crescere dei baffi veri, ma è dovuto scendere a patti con se stesso e accettare di indossarne di finti.
Come lui stesso ha dichiarato, i baffi di questo tipo non aiutano per niente durante i pasti. E sul set non sono mancati i momenti esilaranti.
Quindi se non sono i baffi a renderlo diverso, cos’è?
Il lato sentimentale.
Molto più accentuato, che finisce per rendere il personaggio più vicino allo spettatore.
Meno macchina e più uomo, per intenderci. Più simile a noi, che nel guardarlo proviamo una maggiore affinità.
Anche se devo ammettere che per tutto il film ho sentito la mancanza del vero, unico e insostituibile Poirot. Tanto che sentirgli dire di essere “probabilmente il miglior investigatore al mondo” mi ha fatto andare di traverso i pop corn.
Probabilmente?
E non è che voglio dare per scontato sia davvero il migliore, ma perché lui non si sarebbe mai messo in dubbio!
I viaggiatori dell’Orient Express
Oltre a Poirot, ai fini di una sceneggiatura più semplice o forse per stupire anche i lettori più accaniti, anche gli altri personaggi sono stati trasformati.
Anche se in forma minore.
Alcuni hanno un’età diversa, altri vengono da luoghi diversi. E poi c’è un personaggio in meno!
Tutte cose che penso giochino a favore del film, che è riuscito a riprendere perfettamente la trama e a mantenere il colpo di scena.
Il fatto di avere qualche elemento diverso rispetto al libro, mi ha permesso di apprezzare due volte la storia.
Essere a conoscenza del finale non mi ha per niente rovinato la lettura del romanzo.
E quando si tratta di thriller è davvero difficile seguire una trama e provare ancora quel senso di incertezza tipico della prima volta.
I miei complimenti vanno senza dubbio a regista e sceneggiatore, così come al cast.
Michelle Pfeiffer e Judi Dench mi hanno conquistata con la loro abilità nel coinvolgere ed emozionare anche solo alzando un sopracciglio.
Le indagini, tra interrogatori e “celluline grigie”
Poirot lo ripete ogni volta che gli viene data l’occasione: pensare è l’unico modo per risolvere un mistero.
L’investigatore è solito raccogliere informazioni tramite i suoi famosi interrogatori, durante i quali dobbiamo aguzzare la vista e tenere bene aperte le orecchie. Perché se anche noi vogliamo arrivare a scoprire il colpevole, è nostro compito valutare ciò che ci verrà detto.
Ogni cosa è preziosa, mai sottovalutare anche il più semplice dei dettagli.
Tutto questo si apprezza molto di più nel romanzo. Nel film, infatti, le indagini sono più veloci e il ritmo è reso incalzante da scene d’azione.
Al cinema, in effetti, vedere solo interrogatori avrebbe reso quasi fiacca la storia.
Io stessa mi sarei annoiata nel vedere i sospettati alternarsi sulla poltrona di fronte allo sguardo vigile e attento di Poirot.
Per questo sono contenta una volta in più di avere avuto a che fare con la stessa storia in due modi differenti.
Prima in compagnia al cinema, e poi nella comodità di camera mia.
Solo io, Poirot e quel genio di Agatha Christie.
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