Nell’International Museum Day vi invitiamo a visitare un museo a Bologna, quello di Palazzo Fava, dove si trova attualmente allestita una mostra dal carattere internazionale a cura di Genus Bononiae, ossia Meta-Morphosis, dell’artista cinese contemporaneo Zhang Dali.
Nella città che lo ha ospitato nel corso degli anni Novanta, l’artista poliedrico racconta la sua evoluzoone con un percorso che conduce attraverso trent’anni della sua arte, dalle origini ad oggi.
In questa intervista, Zhang Dali ci parla della sua ispirazione e delle nuove prospettive dell’arte cinese contemporanea.
Come è nato il suo interesse per l’arte?
Ho cominciato a studiare pittura a sette anni, per via del corso di educazione artistica alle elementari, inoltre il professore della mia classe mi incoraggiava molto a disegnare sulla lavagna. Ripensandoci adesso, si trattava solo di disegni decorativi e bandiere rosse, ma lentamente ho cominciato a coltivare l’interesse per l’arte.
Ci può parlare di Meta-Morphosis, la sua nuova esposizione presso il Museo di Palazzo Fava?
Questa esposizione è molto importante per me, ma è la prima volta che allestisco una piccola mostra retrospettiva in Italia. Le opere esposte vanno dai miei primi disegni degli
anni Ottanta fino alle sculture del 2016. Il titolo della mostra, Meta-Morphosis, senza dubbio esprime il mutamento e l’esplorazione del mio stile artistico in questi trent’anni.
Tuttavia non importa in che modo sia cambiato, ho sempre prestato attenzione all’attualità della Cina, questa è la mia vera fonte di ispirazione. Inoltre, da un punto di vista più ampio, mi sta a cuore l’esistenza umana ed il suo valore: non importa dove viviamo o a che cultura apparteniamo, tutti dobbiamo cercare il senso della vita, nessuna domanda tormenta l’umanità più di questa. Tutto ciò lo si può percepire dai dipinti rossi degli anni Ottanta.
In quanto allo stile artistico e ai materiali, mi piace non avere vincoli. Quando posso esprimere il mio pensiero, io sperimento. Dunque il pubblico può vedere dipinti su carta, su stoffa, statue di marmo bianco, cianotipi, fotografie e materiale d’archivio.
Che rapporto ha con Bologna? Che influenza ha avuto sulla sua arte?
Bologna è stata molto importante per la mia vita e la mia arte. Sono arrivato dopo gli avvenimenti di Piazza Tienanmen, mia moglie era di Bologna e non avevamo alternative, a Pechino non si poteva sopravvivere, la politica entrata in vigore era pessima.
Ho vissuto a Bologna per sei anni, poi nel 1995 sono tornato a Pechino. Questa antica città ha un grande patrimonio culturale, non solo è una bella città, ma anche i bolognesi sono molto acculturati. Ho potuto conoscere le opere di eccellenti artisti italiani a Bologna, poi alla Biennale di Venezia opere di artisti da ogni parte del mondo. Tutto ciò ha avuto grande influenza sulla mia produzione. Nel mio cuore sento questo forte messaggio: l’arte non ha confini.
Le chiedo di presentare al pubblico occidentale l’arte contemporanea cinese: che rapporto c’è tra questa e la società in Cina?
Ricostruendo il percorso dell’arte contemporanea cinese, si parte dagli anni Trenta in cui la prima generazione di artisti contemporanei studia l’arte occidentale, come Zhao Wuji, Wu Guanzhong, etc… Loro danno maggiore importanza alle regole sulla forma dell’arte. Avvicinandosi un po’, dal 1976 prende vita il gruppo artistico d’avanguardia Xingxing che, per la prima volta, usa l’arte per criticare il sistema governativo e sociale, avvicinando l’arte alla società e conferendole maggiore forza.
In seguito, il flusso dell’arte contemporanea cinese si è ribellato al controllo intellettuale del governo. Oggi l’arte contemporanea è stata compresa e apprezzata da molti giovani e anche dal grande pubblico.
Secondo lei, nell’attuale situazione politica e sociale, l’arte contemporanea italiana e quella cinese dovrebbero imparare l’una dall’altra?
Certo, studiare i punti di forza altrui serve ad arricchire sé stessi, è la regola di base del progresso umano. Oggi grazie a internet questo scambio è più facile, ogni anno molti artisti italiani allestiscono mostre in Cina e molti artisti cinesi espongono in Italia, cosa che trent’anni fa era inimmaginabile.
Inoltre, nella teoria artistica lo scambio è molto frequente. Molti giovani vanno a studiare all’estero e scambiano ogni genere di informazione. Io personalmente ritengo che l’arte contemporanea cinese debba oltrepassare il presente, c’è tanto da imparare in Italia. L’Italia è la patria del Rinascimento, l’arte e l’ideologia italiana hanno influenzato la cultura occidentale, l’arte dell’Antica Roma è splendida, tutto ciò è alla base della politica e della cultura di oggi. L’arte contemporanea italiana è ancora oggi molto importante a livello mondiale e fornisce ancora spunti di riflessione.