Se ne parla un po’ dappertutto delle nuove pubblicità Motta, che a quanto pare hanno scatenato la critica di parecchi.
Dappertutto, parecchi… sono dati importanti, vero?
O almeno, a renderli tali ci pensa la Aiart (Associazione dei telespettatori e dei cittadini mediali), che ha deciso di segnalare ad Agcom la pubblicità dell’asteroide, perché insieme alla Rai valuti la trasmissione dello spot a qualsiasi orario del giorno. Ritenendolo di cattivo gusto.
Ecco quindi le mie buone ragioni (e non sono 13, tranquilli, ho solo Zucchero in testa) per apprezzare lo spot Buondì.
Dall’incudine all’asteroide: il caso Willy
Nello spot Buondì una bambina, un po’ pretenziosa ma comunque allegra e vivace, arriva dalla madre intenta ad apparecchiare una tavola in mezzo al giardino e le dice che vorrebbe “una colazione leggera, ma decisamente invitante che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità”.
La madre, dal tono saccente e snob, le risponde che “non esiste una colazione così, cara. Possa un asteroide colpirmi se esiste”.
Forse non c’è bisogno che ve lo dica, ma l’asteroide la colpisce in pieno.
E ho riso. Tanto.
La critica rivolta a questa pubblicità è duplice: oltre a essere stato rovinato un momento madre-figlia, è stato ritenuto uno spot violento non adatto ai bambini.
Eppure a me ha fatto ridere, e non sono solita apprezzare la violenza.
Questo spot, infatti, mi ricorda tantissimo il caso Willy (o sarebbe meglio dire Wile E.) il Coyote, che abbiamo visto sfracellarsi su rocce, schiantarsi contro il duro asfalto creando veri e propri crateri ed esplodere con gli ordigni che lui stesso aveva preparato.
Puntata dopo puntata, abbiamo assistito ai suoi fallimenti, penando per lui e con il forte desiderio di fargli trovare Beep Beep arrostito.
Nonostante questo, abbiamo riso delle sue disavventure, tanto assurde e paradossali: perché ammettiamolo, lo si poteva capire in partenza che nessuno dei suoi piani avrebbe potuto funzionare.
Trucchi da maghi (svelati) per la Warner Bros
Si trattava di un cartone animato, certo, ma la Warner Brothers era famosa per i suoi “stratagemmi” che mettevano lo spettatore davanti a un costante confronto tra realtà e fantasia.
Più di una volta Beep Beep si è salvato creando strani portali sulle pareti rocciose, attraverso i quali Willy non poteva passare. Anzi, finiva per rompersi i denti e riempirsi di lividi andando a sbatterci contro.
Lo stesso capitava a Bugs Bunny: precipitava dal trentesimo piano di un palazzo, ma rimaneva calmo e si gustava la sua carota. Al contrario dei suoi avversari, che sudavano, pregavano e scrivevano testamenti.
A un passo dal suolo, Bugs tirava una leva e magicamente le leggi della fisica per lui smettevano di esistere: lui metteva i piedi a terra e l’avversario si schiantava.
Era un’ironia basata sull’idea che i cartoon sapessero di essere cartoon, e che quindi potessero permettersi di esagerare. In un certo senso punendo i compari che non avevano capito il grande mistero.
Tanto è impossibile che accada!
Nella pubblicità Buondì l’ironia si basa sull’impossibilità che un avvenimento accada.
Un genere di frase che tutti abbiamo detto in circostante simili, dove non credevamo all’esistenza di qualcosa e tranquilli, in ogni caso, che non si sarebbe mai avverato nulla. Perché la realtà è la realtà.
Nello spot, invece, anche l’impossibile diventa possibile e l’asteroide è come la sconfitta di Willy: inevitabile.
A riprova di questo, nella puntata successiva anche il padre viene colpito da un meteorite. Addirittura ne chiede uno perfino più infuocato di quello che ha colpito sua moglie!
Se puoi sognarlo puoi farlo
Ma le pubblicità non finiscono qui, perché la serie si conclude con una terza puntata.
Questa volta, quello sfortunato è il postino, che però ci prova a dare ragione alla bambina (ora diventata molto insistente): ci vorrebbe davvero una colazione così, peccato che non cadano dal cielo!
E qui mi aspettavo il meteorite, e invece no! Precipita un sofficissimo Buondì.
La morale della favola? La bambina ha desiderato così tanto la sua merenda, che viene accontentata.
Gli adulti ci hanno rimesso con le loro stesse parole, perché non più capaci di pensare usando un po’ di fantasia.
Bene, ora che vi ho mostrato le mie buone ragioni per apprezzare lo spot Buondì, vi invito a lasciare un commento qui sotto o nei post sui social per farmi sapere che ne pensate.
Ma prima di salutarci, vi lascio i link ad altri due “ci penso io”: uno di Dietro le nuvole, blog di comunicazione di Alessandro Diele, e quello di Luciana Littizzetto su Rai 1.
Alla prossima!