Il genere scifi, la fantascienza, ci ha aperto da sempre nuovi orizzonti. Fumetti, programmi radio, film e serie tv hanno paventato la possibilità di assistere un giorno a fenomeni straordinari come navi spaziali, viaggi nel tempo, UFO, laser, etc…
La scifi ha la capacità di proiettarsi al di là delle barriere costituite dalla realtà, rimanendo però in qualche modo legata a essa, nel senso che il più delle volte ci mostra un futuro a cui possiamo aspirare.
Questo ha permesso al genere nel corso dei secoli di porsi come presentatore e precursore non solo di tematiche surreali, ma anche concrete e dai risvolti sociali importanti.
Prima fra tutte, la collaborazione tra diverse popolazioni e la parità dei diritti, la ribellione ai regimi totalitari o l’avvento al potere di figure femminili forti.
Progressivamente, negli ultimi tempi anche la scifi si è avvicinata alla questione dei due generi e del loro superamento.
Ecco tre esempi tratti da tre celeberrime serie che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della fantascienza.
1990, Star Trek – The Next Generation: Lal
La serie classica di Star Trek è stata pioniera nell’abbattimento delle barriere, con il primo bacio interrazziale mai trasmesso in televisione o l’episodio sull’odio fra appartenenti allo stesso popolo.
La serie successiva, Star Trek – The Next Generation, riceve questa eredità e la rielabora in base alle problematiche sociali della sua epoca (fine anni Ottanta, inizio anni Novanta). Potrei citare diversi episodi che esplorano le sfumature della sessualità, ma per affetto ho deciso di parlare di Lal.
L’episodio La figlia di Data va in onda nel 1990.
L’androide luogotenente dell’Enterprise decide di creare una progenie, basandosi sul modello del suo cervello positronico e applicando la sua stessa tecnologia. Ma il volto iniziale di Lal non è quello nella foto: Data la crea senza genere né aspetto definito, proprio perché preferisce lasciarle la possibilità di scegliere e sarà lei a decidere di prendere la forma di una ragazza umana (dopo aver vagliato migliaia di possibilità!).
1991, Ghost in the Shell: Progetto 2501
[…] Il sesso del criminale è tutt’ora sconosciuto e rimane indefinito. […] Alla fine abbiamo elaborato una strategia con cui abbiamo attirato il suo programma in un corpo designato da noi.
Nakamura, capo della Sezione 6
Ho conosciuto questo personaggio di Ghost in The Shell grazie alla pubblicazione di Francesca su ResearchGate, “L’identità Giapponese negli anime”. Nell’universo cibernetico del manga di Mamoru Oshii, un’entità vivente e pensante si è generata dal mare dell’informatica. O, meglio, acquisisce autocoscienza e afferma la propria esistenza. Penso dunque sono.
Nel caso dello spazio virtuale, ho memoria dunque sono.
La sua capacità di autodeterminazione viene interpretata come un errore di sistema, perciò i creatori del Progetto 2501 cercano di isolarlo nel corpo fisico di un ginoide dall’aspetto femminile.
Un involucro, insomma, eppure quando parla la sua voce è maschile.
Il Progetto 2501 è, se vogliamo, l’essenza del genderfluid, nel senso che è perfettamente consapevole di non avere né un corpo fisico né un sesso. Tutto il resto (l’aspetto, la voce, i pronomi personali) sono convenzioni.
2013, Steven Universe: Stevonnie
La prima volta che ho visto comparire Stevonnie, in pieno pomeriggio, su un canale dedicato ai bambini, ho sgranato gli occhi. È stato fantastico.
Uno degli elementi più importanti della serie animata di Cartoon Network Steven Universe è proprio la fusione tra due esseri per crearne un terzo.
Nel caso specifico, il giovane protagonista e guardiano dell’universo, Steven, si fonde per caso con la sua amica terrestre Bonnie, in un momento di risate e divertimento.
Nasce così Stevonnie che è un* combattente (lo scudo di Steven e la spada di Bonnie) e non ha genere. Gli altri personaggi si riferiscono a Stevonnie con il nome oppure con pronomi plurali come “voi” e “loro”. Non è né Steven né Bonnie, ma tutti e due insieme: l’unione dei due produce un essere più completo e più forte.
L’importanza della rappresentazione di personaggi come Lal, Progetto 2501 e Stevonnie proprio nei prodotti Scifi sta nella proiezione che la fantascienza ci dà del futuro. Nei loro contesti, questi modelli sono integrati, accettati, contestualizzati, e parte della narrazione.
E se possiamo immaginare che per l’umanità un giorno sia normale viaggiare nello spazi senza paura, perché non dovrebbe esserlo anche andare oltre una concezione binaria del genere senza pregiudizi?