Se vi trovate nei dintorni di Bologna vi consiglio di seguire uno dei tour guidati di Vitruvio. Se è condotto da Francesco Nigro, poi, potreste incontrare anche un drago! Biologo e G.A.E., si occupa di escursionismo, turismo fluviale, didattica ambientale, consulenze e rilievi zoologici. Scoprire la natura è il suo mestiere, anche quella fantastica, e qui ci racconta come.
Come si diventa guida ambientale e perché hai scelto questa strada?
È una scelta che nasce da un naturale interesse per ciò che mi circonda, anche quando è altro da noi, ma comunque parte del “nostro” ambiente, o meglio dell’ambente di cui siamo parte. Non mi soffermo sulla via per conseguire un’abilitazione, ma piuttosto sul come si possa affrontare diversamente questa attività, a seconda della formazione che si ha avuto e della propria inclinazione o sensibilità. Sono un biologo naturalista, sono stato educato a conoscere ed apprezzare i meccanismi e le interazioni profonde. Affascinato da questo, mi sono dedicato fin da subito all’educazione ambientale.
Quindi, mi sono orientato verso il mondo delle iniziative guidate e ho iniziato una lunga attività nell’Associazione Vitruvio di Bologna.
Come cambia la visione della natura con gli occhiali da esperto? Cosa c’è di più da notare che sfugge alla vista di tutti i giorni?
Sono davvero tante, troppe, le cose da notare e comprendere, non ancora notate. Più che essere “esperti” servirebbe la capacità di osservare. La vita di tutti i giorni ci porta per necessità a concentrarci su quanto di contingente ci occorre al momento. Perdiamo molti dettagli di quello avviene quotidianamente attorno a noi, indifferente ai nostri ritmi, ma pur sempre parte di un ecosistema complesso che ci vede come attori, a volte un po’ troppo carichi di protagonismo.
Possiamo scoprire un mondo naturale talmente vicino da non essere visto, fuori fuoco. Questo a partire dalla natura urbana, fino ad arrivare ad un territorio straordinariamente ricco nella sua diversità di ambienti, come quello che caratterizza questa regione.
Spesso la natura è vissuta semplicemente come attività outdoor, momento sportivo o prettamente contemplativo. Nulla di male in queste declinazioni, anzi, ma bisogna ammettere che facciamo fatica ad associare un “percorso naturalistico” ad un’“iniziativa culturale”. Sono semplici parole, eppure nel linguaggio c’è la nostra impostazione. Lo stesso termine “cultura” assume una valenza quasi elitaria. Parlando in generale forse si può dire che manca una cultura della natura. Ma soprattutto manca l’idea che la cultura sia fatta anche di natura, di strette interazioni fra materie diverse, senza i confini affilati come rasoi che ci piacciono tanto.
Che natura si trova in città?
Le città sono ambienti poliedrici, caratterizzati da molte condizioni ambientali estreme, eppure non per questo sono prive di diversità. Non mi riferisco ai soli spazi verdi, ai giardini che offrono interessanti spunti, ma anche alle pareti artificiali che ne definiscono lo skyline, ai corsi d’acqua che le attraversano creando spesso ambienti “carsici” artificiali e modulandone le temperature, al mondo che esiste sulle nostre teste. Una città diversa, una distesa desertica di tegole e tetti.
Tutto questo ha i suoi pionieri e tante sono le specie che fanno del tessuto urbano un ambiente vivo. Non a caso, a Bologna, in pieno centro, possiamo veder sfrecciare il vertebrato più veloce al mondo: il falco pellegrino. Ma il falco è solo l’apice “scenico” di una lunga lista di emergenze urbane naturalisticamente notevoli.
Parlaci del tuo libro Guida ai draghi e serpenti della Bologna metropolitana: come hai scelto questo argomento? Come lo hai sviluppato?
Si tratta di un volume pubblicato nel 2019 con il patrocino dell’Associazione Vitruvio. Nasce dalle esperienze maturate in anni di intensa attività con questa realtà, che si fondono con tante attività parallele nel campo della conservazione, del recupero della fauna minore e dell’educazione ambientale, con un particolare impegno per quanto riguarda i rettili in ambiente urbano.
Nel libro si toccano diversi temi legati alla zoologia mostruosa in chiave tutta bolognese. Protagonisti sono draghi e serpenti, creature controverse, cariche di valori simbolici. Sono due facce della stessa medaglia puntualmente ricercate sul territorio metropolitano di Bologna, un territorio vasto, più di tremila chilometri di pianure colline, montagne, persone e tante, tante storie.
Il volume è stato scritto per il piacere di raccontare, senza confini precisi, leggende della tradizione locale, che trovano spesso attinenze talvolta puntuali, talvolta solo plausibili, con la sfera naturalistica. Certe credenze sono sopravvissute ai secoli e quanto oggi passerebbe per pura leggenda urbana, appare scritto nero su bianco nei bestiari dell’undicesimo secolo. A questo si aggiunge un rinascimento bolognese fatto di naturalisti geniali e scaltri falsari, con storie di draghi e basilischi artefatti, degne di un libro giallo. Un gioco insomma. Un piccolo volume per amanti delle curiosità locali, che affronta una tematica che colpisce fin da bambini e spesso affascina da adulti. Il libro può essere trovato in rete sul circuito Amazon.