È dicembre, fuori magari nevica, e tu sei spaparanzat* sul divano con una tazza di tè in mano e il plaid sulle ginocchia, le lucine colorate dell’albero di Natale si riflettono sulle lenti dei tuoi occhiali e la stanza è pregna del profumo di zenzero e chiodi di garofano che proviene da quella candela comprata in un mercatino londinese.
Annoiat* di fare zapping passando da un programma di intrattenimento trash all’ennesima puntata di una serie tv, si risveglia in te la voglia di conoscenza: decidi quindi di guardare un documentario, ma l’offerta è così ampia che non sai quale scegliere.
Ed ecco, Quattrocchi, che entro in campo io: sono qui per consigliarti tre documentari sull’Oriente – disponibili su Netflix – che ti porteranno in angoli di mondo sconosciuti.
- L’origine dei sapori
- Little Miss Sumo
- Il ciclo del progresso
L’origine dei sapori
In un mondo microscopio difficile da vedere a occhio nudo, si sta verificando un cambiamento caotico.
L’origine dei sapori è una docuserie composta da due stagioni che ti conduce alla scoperta dell’autentica cultura culinaria cinese, di ingredienti per noi sconosciuti e di antiche tecniche di preparazione.
Dimentica i tavoli dalla mise en place perfetta, i piatti decorati con estrema minuzia e la cucina espressa, le pietanze che vengono servite nella serie sono abbandonati, lavorate nel massimo rispetto delle materie prime e con grande maestria.
Nella prima stagione viene presentata la cucina del Chaoshan, una regione linguistica e culturale del Guandong, provincia sud-orientale della Cina.
Il mandarino di Chaozhou, ad esempio, è uno dei frutti più popolari di questa zona.
Succosi e ricchi di zuccheri, i mandarini di Chaozhou sono adoperati per la preparazione di un ottimo snack che viene tradizionalmente servito con il tè: le monete croccanti di mandarino.
O ancora il lei cha, un infuso a base di tè, sesamo, verdure e piante aromatiche preparato al mortaio; la torta di tofu, ripiena di carne di maiale, arachidi e aglio; l’oca brasata; il granchio del fango marinato, servito come spuntino di mezzanotte.
La seconda stagione è invece incentrata sulle tradizioni culinarie dello Yunnan, provincia della Cina sud-occidentale.
Tra germogli di ravanello sottaceto, fiori di banano cotti alla brace e pestati al mortaio, tortini di riso battuti con un pestello di duecento chili e formaggio rushan alla piastra, l’unica domanda che sorge spontanea è: quando verrà inventata la televisione degli odori?
L’origine dei sapori ti porta al cuore degli alimenti protagonisti dei trenta episodi della serie.
Le macro-riprese esaltano i particolari di ogni prodotto: l’equa distribuzione delle fibre della carne, la consistenza elastica della pasta di riso glutinoso, la brillantezza dei grassi animali, la succulenza della frutta; così come le trasformazioni fisico-chimiche che si verificano nelle varie fasi di preparazione, ad esempio durante l’affumicatura del prosciutto di Xuanwei o durante la fermentazione della salsa di pesce.
Se ti è venuta voglia di cibo asiatico, leggi il mio articolo sui migliori ristoranti asiatici di Milano.
Little Miss Sumo
La donna ideale, in Giappone, è modesta e cammina sempre tre passi dietro all’uomo;
si suppone che la donna non debba chiedere visibilità.
Hiyori Kon, sumotori ventiduenne originaria di Aomori, insegue un grande obiettivo: fare in modo che le donne possano diventare lottatrici professioniste di sumo.
Il documentario Little Miss Sumo racconta il grande desiderio di Hiyori e la lotta che conduce contro un sistema culturale maschilista.
Il sumo, lo sport nazionale giapponese, vanta una storia millenaria: sembra che la prima raffigurazione di questa pratica sportiva risalga al 642 d.C.
La forte componente sessista che caratterizza questa particolare tipologia di lotta, tuttavia, è rimasta invariata nel corso dei secoli.
Il dohyo – il ring – è un luogo sacro che, per nessuna ragione, può essere calpestato da una donna.
Nello shintoismo, così come in molte altre correnti religiose, le donne per via delle mestruazioni sono considerate impure e fonte di contaminazione, questa è la regione per la quale è vietato loro di diventare sumotori professioniste.
Hiyori si dedica al sumo fin dall’età di sei anni.
Quando andava alle elementari era la lottatrice più forte della sua classe: nessun rivale, maschio o femmina che fosse, era in grado di tenerle testa.
A differenza di molte ragazze che, concluso il proprio percorso scolastico, abbandonano la carriera da sumotori perché lo stesso ambiente sportivo le obbliga a ritirarsi, Hiyori ha deciso di dedicare la sua vita al sumo e di battersi affinché anche in Giappone si possa raggiungere la parità di genere.
Il popolo giapponese, come la stessa protagonista di Little Miss Sumo afferma, è un popolo poco incline ai cambiamenti radicali e i giapponesi faticano a chiederli, le stesse donne giapponesi non si battono per i loro diritti.
Hiyori, invece, è una straordinaria combattente: non solo è determinata ad abbattere queste barriere, non solo sogna di poter trasformare il sumo in una disciplina olimpica, ma è stata inserita nella lista della BBC delle cento donne più influenti del 2019.
Il ciclo del progresso
Credo che le donne siano alla base di ogni società.
Le donne sono le più forti, ma non sono consapevoli di questa loro forza,
non sanno quanto potere hanno e quello che possono fare.
Quella indiana è una cultura caratterizzata da una profonda immobilità sociale legata, in modo particolare, alla divisione castale della società stessa, che vede le donne in una posizione subalterna.
Dopo il matrimonio, ad esempio, le donne non vengono incoraggiate a lavorare o a essere indipendenti; durante il periodo mestruale è vietato loro recarsi nei templi perché, tanto, le loro preghiere non verrebbero ascoltate.
Le mestruazioni sono il tema del documentario Il ciclo del progresso, insignito dell’Oscar come miglior corto documentario lo scorso febbraio.
In India le mestruazioni sono un tabù: le donne non ne parlano, o se ne parlano, lo fanno con evidente imbarazzo; gli uomini, spesso, non sanno nemmeno cosa siano.
L’impossibilità di acquistare gli assorbenti, dovuta al prezzo elevato e alla vergogna che molte donne provano nel comprarli in presenza di uomini, è una diretta conseguenza di questo tabù.
Si stima che meno del dieci percento delle donne indiane ne faccia uso, il restante novanta percento si ingegna come meglio può, usando stoffe, pezzi di cotone o vecchi vestiti.
Ecco perché devono essere le donne, le dirette interessate di questa staticità culturale, a produrre e distribuire gli assorbenti.
Questa è l’idea attorno alla quale è stato costruito il documentario, per la cui realizzazione alcuni studenti della Oakwood School di Los Angeles hanno organizzato una raccolti fondi; e proprio con gli stessi fondi è stato installato il macchinario necessario alla fabbricazione degli assorbenti nel villaggio di Kathikhera.
Sneha, una ragazza che lavora nella piccola impresa, è l’emblema di questo desiderio di emancipazione: vuole diventare poliziotta per sfuggire al matrimonio, e solo grazie ai soldi guadagnati dalla vendita degli assorbenti può pagarsi gli studi.
Fly, questo è il nome del marchio di assorbenti, aiuterà le donne indiane a spiccare il volo, a renderle maggiormente consapevoli di questo problema e a illuminare le menti dell’intera società indiana.
L’Asia è un continente straordinario che noi Quattrocchi amiamo alla follia.
Ogni volta che vedo un documentario girato in questa terra, mi commuovo e corro a informarmi sull’argomento trattato.
Spero che anche per te sia così; e se conosci qualche documentario sull’Asia, lascia un commento qui sotto.
Non so se possono essere considerati documentari ma per nella classifica, in ordine, ci sono:
L’origine dei sapori (imperdibile!)
Samurai Gourmet
Midnight diner: Tokio stories
Street food Asia
Come conoscere un paese se non cominciando dalla sua tradizione culinaria? 🙂